Danzando sull’orlo dell’abisso di Grégoire Delacourt

Leggi con noi
Ascolta la storia

Un romanzo sulla potenza dei sentimenti, quelli che sconvolgono la vita e la famiglia

Poi Olivier mi chiede se sono stata felice con ‘quel tizio’, nel lasso di tempo che non siamo stati insieme, in quella parentesi che ha rovinato le nostre vite, e com’era quel tizio, si chiama Alexandre, Olivier, che cosa aveva di speciale quel tizio, ha un nome, Olivier, con quali meraviglie, con quali promesse ti ha abbagliato e che io non avrei saputi offrirti? In quali posti ti ha portato dove io non avrei potuto condurti? Quali parole ha pronunciato che io non conoscevo? Abbasso gli occhi, ho le guance in fiamme, il sangue mi ribolle dolorosamente nel ventre, cerco di spiegargli i miei vuoti, che poi sono stati la fonte stessa del mio desiderio, ma che all’inizio mi hanno fatta soffrire. Ti facevo soffrire, Emma? No, ma i miei vuoti sì. Mi ferivano. Non eri felice con me? Mi hai reso felice, ma mi mancava qualcosa, Olivier. Il desiderio non è la felicità, non è la tranquillità. Allora per un attimo fatica a respirare, io mi agito, ma lui mi rassicura con un gesto stanco. Quando nel suo petto torna la calma, prosegue: ma il desiderio è infinito, Emma, si nutre di insoddisfazioni, se è appagato, nutrito, onorato, scompare, e senza desiderio non c’è più nulla, assolutamente più nulla. (…) Alexandre è morto, Olivier. Non abbiamo neppure avuto il tempo di fare l’amore. Non conosco l’odore della sua pelle. Non so neanche se avesse i polpastrelli ruvidi o morbidi. (…) Ricordo che ci siamo promessi di non prendere mai un cane. Di non tradirci mai. Di non lasciarci mai. Ricordo di essere stata sincera quando gli ho detto sì, sincera quando gli ho detto che sarebbe durata per sempre. (…) Anche quando ero con Alexandre ti ho sempre amato. Ti amo ancora”.

Quando Emma e Olivier si innamorano per sempre hanno vent’anni. Insieme costruiscono tutto, professioni e famiglia. Tre figli, una bella casa. Poi arriva la tempesta, Olivier si ammala, una forma di leucemia. Le nuove frontiere della cura mandano in remissione il male, la famiglia è più unita che mai. Era già arrivato un temporale, in realtà, si chiamava Caroline, Olivier l’aveva assunta come segretaria nel suo autosalone di lusso. Ma l’ombrello li aveva protetti, aveva protetto il progetto famigliare, l’amore di coppia, quello che si erano promessi per sempre quando avevano vent’anni.

Ma tutto questo lo scopriamo dopo. Perché è Emma da sola che incontriamo, all’inizio. La incontriamo seduta in un bistrot durante una pausa pranzo. Sola. E lo sguardo le cade su un uomo seduto dall’altra parte della sala. Sulle dita affusolate, sull’addome appena accennato, sulla piega delle labbra. Un attimo e il colpo di fulmine le manda in frantumi il cuore che, credeva, sarebbe appartenuto per sempre solo a Olivier. Ogni giorno Emma torna al bistrot e ogni giorno l’uomo è lì. Condividono sguardi che restano in attesa. Poi arrivano le prime parole, poche, quelle che dicono tutto: “Mi chiamo Alexandre e non dormo più”. “Mi chiamo Emmanuelle, Emma”. Arriva dopo settimane di nulla, quel nulla che comprende tutto, un bacio. Arriva una proposta, un invito, un destino: “Andiamo via, Emmanuelle”. “Sì”. Sì, dice Emma. E dice addio ai figli. Dice addio a Olivier. Prende una valigia, corre alla stazione. Alexandre la raggiungerà lì e partiranno insieme, per sempre.

Alexandre alla stazione non arriverà mai. Un camion lo investe e muore sul colpo. Addio felicità per sempre.

Emma non torna indietro, non torna dalla famiglia che ha distrutto. Emma va a conoscere il suo dolore d’amore, da sola, lontano. Olivier ha il diritto di dimenticarla in fretta: Caroline va a vivere con lui, con i suoi figli.

Ma le tempeste non finiscono mai, tornano sempre: torna la malattia di Olivier. Ed è a questo punto, siamo ben oltre la metà del libro, che comincia davvero questo romanzo. Un romanzo scritto da un francese: non aspettatevi un lieto fine all’italiana maniera, quindi. Ma leggetelo, ha in serbo dei doni.

Grégoire Delacourt, Danzando sull’orlo dell’abisso, DeA Planeta

Confidenze