I Love Roma di Claudio Colaiacomo

Leggi con noi
Ascolta la storia

Ci sono i personaggi che hanno fatto grande Roma e i vicoli sperduti che sprigionano profumi come quello del filetto di baccalà. Un libro che è una dichiarazione d'amore alla città eterna

Come un personaggio illustre vissuto a Roma, i filetti di baccalà hanno la loro dimora storica. Non troverete un busto, una corona di alloro rinseccolito o una targa marmorea a ricordo della nobile abitazione, basta una semplice insegna che recita eloquentemente: «Filetti di baccalà». Un piatto della tradizione romana che abita in piazza dei Librari 88, all’ombra della chiesetta di Santa Barbara, a pochi passi da Campo de’ Fiori. È un locale piccolissimo dove i protagonisti sono solo i filetti con un timido accompagno di pane burro e alici e, se la stagione lo concede, le puntarelle. Il filetto di baccalà romano si differenzia per la grandezza e la leggerezza della pastella. Si utilizzano tranci di merluzzo lunghi almeno quindici centimetri e larghi un paio, lasciati dissalare in acqua per uno o due giorni, avendo cura di sciacquarli ogni sei o otto ore. La pastella è preparata con semplice acqua e farina e distribuita uniformemente attorno al filetto prima di gettarlo nell’olio bollente pochi minuti. Si servono caldissimi dopo averli scolati, cosparsi di sale e, per chi lo desidera, con due gocce di limone. Come la poesia è capace di giungere direttamente al cuore senza l’intermediazione del pensiero, anche il baccalà der filettaro commuove e regala un insieme di emozioni in cui in un attimo si assapora il gusto inconfondibile della felicità”.

Come chiudere al meglio questo stranissimo anno se non con un pensiero stupendo? Roma, Roma ovunque, Roma nei profumi, Roma nei fasti, Roma negli spettacoli delle sovrapposizioni che ogni prospettiva regala, Roma nei sapori ineguagliabili. Trovare un parcheggio dalle parti del filettaro è cosa impossibile ma non importa, anzi, meglio così. Perché farsi un bel pezzo di Lungotevere de’ Cenci e poi svoltare verso via Arenula, arrivare in piazza Cairoli e prendere via dei Giubbonari fino ad arrivare a Largo dei Librari, il vicolo/piazzetta in cui sorge il tempio del baccalà, è una vera e propria processione laica e profana, una via crucis verso la resurrezione delle papille gustative. Non siete nati a Roma? Ahimé, questa è una brutta cosa! Ma la mia città ha un cuore che accoglie tutti, un abbraccio incontinente che da secoli stringe e ‘innaffia’ di allegria e bellezza chi le dice: “Roma, eccomi. Fammi tua”. Non si diventa fiorentini, non si diventa napoletani, non si diventa veneziani. Sono luoghi unici, circoscritti, ‘made in’. Si diventa invece romani, si può, perché Roma è universale.

Colaiacomo ha riversato in questo scrigno magico tantissimo. Ci sono i personaggi che hanno fatto grande Roma, i luoghi segreti e quelli che non ci sono più ma hanno lasciato tracce, i misteri, le leggende, il cinema, le tradizioni capaci di restare locali diventando internazionali e patrimonio di chiunque. Ho adorato, nei ringraziamenti, leggere queste parole: “Un sentito ringraziamento a ogni vicolo di Trastevere, un grazie di cuore agli arrotini, ai mendicanti, alle signore dietro i banconi del mercato”. Da romana che vive altrove, come tutti i romani che vivono altrove, ho una piaga aperta che non ulcera ma fiorisce d’amore ogni giorno.

Correte a prendere questa Roma in formato libro e sfogliate sfogliate sfogliate. Immergetevi come il filetto di baccalà nell’olio e gustatevi le mille atmosfere sensoriali che si sprigioneranno come per magia.

Buon anno nuovo, care lettrici, cari lettori.

Claudio Colaiacomo, I Love Roma, Newton Compton Editori

Confidenze