I normali, professione cavia di David Gilbert

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Un giovane squattrinato entra a far parte di un gruppo di cavie umane assoldate da una casa farmaceutica per testare un nuovo farmaco. Il libro giusto al momento sbagliato?

I protocolli cui ci atteniamo sono rigorosi. Molto rigorosi. Prima che un NEC – cioè una nuova entità chimica – possa venir somministrata ai nostri volontari, deve aver superato una lunga serie di analisi. Utilizziamo cavie animali cui vengono somministrate dosi più elevate di quelle che verranno somministrate a voi. Voglio dire, molto più elevate. Mille volte più elevate. Quindi conosciamo già la DL50”. “DL50?”. “Be’, tecnicamente è la dose letale per metà delle cavie umane”. (…) “Devi capire, Billy, che si tratta di dosaggi assurdi. Noi le chiamiamo dosi da ridere. Quantità assolutamente fuori dalla norma. Ma quando entriamo nella Prima Fase, in sostanza conosciamo il farmaco, i rischi previsti. (…) Questi sono prodotti sperimentali, Billy, forse addirittura scoperte importanti che arrecheranno tangibili benefici alla società. La HAM investe centinaia di milioni di dollari nello sviluppo di questi nuovi prodotti e, prima che passino dal laboratorio alla farmacia all’angolo, sono necessari anni di ricerche, anni di esperimenti, anni di burocrazia ministeriale, e dopo tutti questi anni, Billy, dopo tutti questi anni di duro lavoro, nella maggior parte dei casi il prodotto non viene messo sul mercato. Le probabilità sono molto scarse”.

Questo romanzo, letto oltre dieci anni fa, mi aveva fatto davvero divertire: scritto bene, abbastanza lungo (489 pagine) per fare amicizia con i protagonisti, dialoghi serrati ma non snervanti. Ho pensato, a pochi giorni da questo strano Natale che ci aspetta — (strano perché invece di pensare a come salvarci da una pandemia stiamo delirando dietro il desiderio di ammazzarci intorno a un tavolo imbandito di delizie culinarie condite da affetto che se non lo dimostriamo il 24 sera o il 25 a pranzo davvero moriremo tutti, primi fra tutti i nonni, di tristezza perniciosa e bubbonica) — di consigliarvi questa storia, la storia di Billy, giovanottone laureato ad Harvard, che per far fronte ai debiti decide di entrare a far parte di un gruppo. Un gruppo di cavie umane assoldate da una casa farmaceutica – con un nome da ditta di salumi, HAM – per testare un nuovo antipsicotico atipico.

Per Natale, oltre ai soliti regali (quest’anno ancora in pole position i braccialetti di un famoso marchio che produce chincaglieria di acciaio nel terzo mondo rivendendolo qui a peso d’oro), tutti aspettano il famoso vaccino che dovrebbe salvare il mondo dal Covid 19. Tutti. L’immunologo Le Foche ha detto che il rigore scientifico non è stato alterato, che la velocità è stata resa possibile dallo snellimento burocratico e dalla unione delle forze economiche. Tutti vogliamo crederci. Io per il momento ho una grande paura e ammetto di non fidarmi neanche un po’. Però è anche vero che non sono un medico ma solo una lettrice che consiglia libri. I libri giusti nel momento sbagliato. Che poi a ben vedere è l’unico esatto, forse. E questo, esilarante ma pieno di spunti per riflettere sulla natura della malattia umana e il suo legame con l’ingegneria della ‘correzione’, è davvero un regalo che dovreste farvi.

Buon Natale, care lettrici e cari lettori.

David Gilbert, I normali, professione cavia, Bompiani

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