Tiziana Pasetti
Trama – Anne Wiley è un cardiochirurgo eccellente. Nell’ospedale di Chicago in cui lavora è una vera celebrità: in tanti anni di lavoro non ha mai perso un paziente in sala operatoria. La fama l’ha portata sui grandi tabelloni pubblicitari che torreggiano lungo le strade a scorrimento veloce che circondano e attraversano la città del vento, Chicago: lei è la donna “del cuore”, fiore all’occhiello dell’azienda per la quale lavora. Poi arriva un caso, un uomo, si chiama Caleb Donaghy, 59 anni, aneurisma all’aorta ascendente. L’intervento è previsto per le dieci in punto. Tutto sembra andare nel modo solito, ovvero perfettamente. Ma il cuore di Caleb non riparte, Anne prova, 17 minuti di tentativi, grazie al cielo c’è la macchina cuore-polmoni a sostenere e preservare le attività vitali degli altri organi del paziente. Anne è disperata: perché il cuore non riparte? Per la prima volta fa una cosa che non si concede mai, un passo indietro e un paio di lato, oltre il lenzuolo che cela alla sua vista il volto del paziente. Anne resta paralizzata. Caleb non indossa il berretto da baseball che aveva durante i due controlli preoperatori. Una voglia color vinaccia sul lato destro della fronte. 17 minuti. Anne dichiara il decesso alle 13 e 47 sotto gli occhi allibiti del suo staff. Anne ha ucciso Caleb? E se sì, perché?
Un assaggio – Con il cuore perfettamente fermo, ho iniziato a lavorare per sostituire l’aneurisma aortico con un innesto. Mi ci è voluto quasi un intero album dei Beatles per finire di cucirlo. È strano che io ricordi soprattutto il freddo. In sala operatoria è sempre così, l’impianto di condizionamento emette aria a sedici gradi. L’irrigazione che abbassa la temperatura del cuore e lo ferma viene erogata a quattro gradi, appena sopra il congelamento. Dopo un po’ le dita mi si intorpidiscono, ma mi muovo il più velocemente possibile. Eppure, oggi sembrava più freddo del solito, l’unica premonizione che posso dire di aver avuto. Non credo alle premonizioni. Ho le mie ragioni. Quando ho finito di cucire l’innesto, ho esaminato attentamente il mio lavoro, controllando se la cucitura fosse abbastanza stretta. Il test finale sarebbe stato il controllo del flusso sanguigno attraverso l’innesto. Allora avrei visto se c’erano perdite e le avrei riparate. Di solito non ce ne sono. Per il momento ero soddisfatta. «Salina calda», ho chiesto. Queste due parole segnano la fine della fase di cardioplegia dell’intervento, quando il cuore è perfettamente immobile. Ho irrigato generosamente l’organo con la soluzione salina, godendomi la sensazione di calore sulle dita congelate, poi ho aspirato il liquido in eccesso. «Allentate la clamp». La pinza è caduta rumorosamente sul mucchio di ferri usati. Ho trattenuto il respiro, sapendo che era arrivato il momento della verità. Il cuore è rimasto perfettamente immobile. Non fibrillava, non batteva nemmeno debolmente. Niente. Perfettamente immobile. E questo non accade quasi mai. «Dare inizio alla procedura di rianimazione». Madison ha fatto un cenno verso lo stereo e Ginny lo ha spento, poi ha avviato un secondo timer con grandi numeri digitali rossi. Il silenzio ha riempito la stanza, un silenzio minaccioso e indesiderato sottolineato dal suono della linea piatta sul monito cardiaco. «Epinefrina, subito».
Leggerlo perché – È un thriller ben costruito, fino all’ultimo non si riesce a capire dove voglia andare a parare la Wolfe, chi sia – se davvero esiste – il colpevole della morte di Caleb. Altre storie si dipanano da quella principale, tessendo una trama che affronta tematiche forti: la pedofilia, l’adozione, l’amore, il tradimento, le identità ‘nascoste’, il perdono, la giustizia, la punizione.
Leslie Wolfe, Il chirurgo, Newton Compton Editori
Traduzione dall’inglese di Marianna Zilio
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