La giusta distanza dal male di Giorgia Protti

Leggi con noi
Ascolta la storia

Un medico internista ci porta nel suo mondo, fatto di urgenze e corsie, angosce e solitudine, con un compagno di viaggio speciale: il diavolo

Tiziana Pasetti

Trama – Un Pronto Soccorso di una grande città italiana e il mondo che lo abita: chi con insistente coraggio (medici, infermieri, ausiliari, tecnici, addetti alle pulizie), chi con timore e dolore (i pazienti). A raccontarne le sfaccettature e le avventure, una giovane dottoressa. Un lavoro che non ti abbandona mai, che diventa una seconda pelle, una vita che quasi divora tutto il resto. La giovane dottoressa aveva un compagno, Daniele, convivevano, ma non hanno retto, lui è andato via. La giovane dottoressa è sola e deve ricostruirsi mentre nei turni diurni e in quelli notturni deve soccorrere e risolvere il mistero di chi è colto da qualcosa che non torna, dal proprio corpo che va in tilt. La giovane dottoressa è stanca, sempre, e quando deve tornare a casa di notte e i parcheggi sono deserti ha anche paura, tanta. Proprio dopo un turno che finisce a buio inoltrato, proprio nel parcheggio, seduto a gambe incrociate sul cofano della sua macchina, la giovane dottoressa incontra Lucifero. Lui, il diavolo in carne e ossa. E jeans e maglietta dei Rolling Stones. E un paio di enormi ali nere, membranose, che gli escono dalle scapole. Lui la sta aspettando. C’è qualcosa di cui vuole parlarle e che vuole mostrarle: il male. Lui lo conosce bene, lui sa cos’è. E dov’è.

Un assaggio – In ambulatorio proseguo le visite con un solo obiettivo in testa: non fare del male a nessuno, nemmeno a me stessa, fino alla fine del turno. Per farlo, visito come un robot, per algoritmi. Non offro il fianco alle confidenze dei pazienti, faccio finta di non cogliere le loro lamentele o le rivendicazioni, evito di sostenere i loro sguardi troppo a lungo. Esco dall’ospedale tardi, è mezzanotte. Ma almeno stavolta la macchina non è lontana, grazie o nonostante il parcheggiatore abusivo. Giro intorno alla mia auto, al buio non mi pare di vedere grossi graffi e le gomme sembrano tutte gonfie. Salgo, metto in moto, faccio retromarcia per uscire dal parcheggio. Guido verso casa con lo sguardo fisso al parabrezza, la mente congelata. All’improvviso, nel mio stordimento, sento puzza di fumo. Fumo di sigaretta. Uno sbuffo entra nel mio campo visivo, a destra. Mi giro piano. Lucifero è seduto comodo, a gambe larghe. Le grosse ali membranose, ripiegate alla bell’e meglio dietro di lui, gli si stropicciano sulla schiena. Anche da chiuse, sono così ampie che sfiorano il suo finestrino e la mia testa. Anche lui guarda fisso il parabrezza, fuma piano, assorto. Quando si accorge che la sto guardando alza le sopracciglia, mi fa un sorriso sbilenco soffiando fuori il fumo della sigaretta a labbra strette. (…) – Ti ricordi quando ha i giurato? Ippocrate, e tutta quella retorica. – Sì, mi ricordo, – mormoro. Ricordo una sala grande, pareti ricoperte di velluto rosso, un sacco di genitori orgogliosi e un sacco di neolaureati entusiasti. – Ti ricordi il primum non nocere? – Me lo ricordo. – Ci credi ancora?

Leggerlo perché – Giorgia Protti, torinese, classe 1988, è medico internista e ha lavorato per anni in un Pronto Soccorso. Di urgenze e di enigmi se ne intende, quindi, e nella linea narrativa, nella trama, di questo suo romanzo d’esordio, l’abilità di “investigazione” si sente tutta. La giovane dottoressa protagonista ci porta all’interno di quel mondo e ce lo racconta in modo perfetto, in modo perfetto ci racconta anche le paure e le angosce, la solitudine, di chi deve scovare il male e guarirlo. O mitigarlo. In mezzo a mille difficoltà. Bella storia? Molto. Cominci a leggere e non ti fermi più, devi finirlo. Tutto qui? No. C’è il diavolo di mezzo, attenzione. E un finale, quindi, che vi lascerà a bocca aperta.

Giorgia Protti, La giusta distanza dal male, Einaudi

Confidenze