Le indegne di Agustina Bazterrica

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Un romanzo distopico e attuale che parla di catastrofe climatica

Tiziana Pasetti

Trama – La catastrofe climatica ha distrutto tutto, non resta più nulla, tutto è contaminato e sopravvivere allo stato brado è impossibile. La Casa della Sacra Sorellanza prima della catastrofe era un convento, i monaci che lo abitavano sono finiti dove nessuno sa, adesso è un luogo di salvezza e fede, fede in Lui. Qui abitano le Sante Minori, le Diafane di Spirito, le aure Piene, le Illuminate, le serve e poi loro, le Indegne, coloro che devono soffrire e offrire il loro dolore per impedire che arrivino altre catastrofi. Tra le molte cose che è proibito fare c’è l’azione della scrittura. Ma la voce narrante, di notte, grazie a una piccola piuma appuntita custodita nell’orlo della camicia da notte bianca, traccia una calligrafia carceraria e libera.

Un assaggio – In questo momento sono nascosta nelle ripostiglio dove teniamo le scope, i secchi, gli strofinacci. Potrò continuare a scrivere fino a quando la candela non si consumerà, anche se a volte provo a farlo al buio, ma non voglio più sprecare carta o inchiostro in ideogrammi incomprensibili. Forse qualcuno mi leggerà, ci leggerà. A volte penso che sia tutto inutile. Perché continuo a rischiare la vita con questo libro della notte? Perché non posso farne a meno, perché se lo scrivo significa che è successo davvero, se lo scrivo forse non saremo solo parte di un sogno contenuto in un pianeta, dentro un universo nascosto nell’immaginazione di qualcuno che vive nella bocca di Dio. Ognuna di queste parole contiene il mio battito. Il mio sangue. Il mio respiro. Se lo scrivo, lei torna nel presente dei miei ricordi. La vedo con chiarezza. Era lì nella Torre del Silenzio e ho gridato perché sul momento non l’avevo riconosciuta. Ho pensato che fosse una di noi, una che aveva avuto la mia stessa idea e si era avventurata fuori di notte. Una ladra come me. Un’indegna ansiosa di stringere tra le mani una piccola galassia immobile. Ho sospettato di qualche presenza, dello spirito della Santa Minore che reclamava la sua pietra mortuaria, il suo obolo per attraversare il fiume Acheronte perché di Santa non aveva nulla. Ma, a un certo punto, mi si è avvicinata e ho sentito il suo profumo dolce e selvaggio. Era il cervo. L’ho guardata in silenzio, incredula. L’avevo data per morta. Morta tra gli alberi, nella macchia. Morta di fame, di sete, malata di peccato, morta di tristezza, gonfia di contaminazione. Morta come tante erranti che arrivano dalle terre incolte, devastate. Non sapevo cosa dire, cosa fare. Ma in quell’istante lei ha parlato e la sua voce non era né radiosa, né traslucida, né selvaggia, né dolce. Era diversa, era lo sguardo giallo di un lupo, come quelli che avevo visto nei libri abbandonati della Biblioteca Nazionale. Una voce triste, eppure profonda, di una che conosce e accetta la paura, di una capace di generare bellezza.

Leggerlo perché – Il suo Cadavere squisito mi ha talmente convinta che non potevo non divorare queste nuove pagine della scrittrice argentina. Distopia e sguardo critico sulle condizioni estreme ma attuali del nostro pianeta sono di nuovo gli ingredienti vincenti che sostengono la struttura narrativa di quest’opera. La letteratura è tale quando è libera da paura e obblighi, quando non teme la critica e il giudizio: la Bazterrica non teme nulla, non si ferma, scrive, scende in profondità, scava, insiste e resiste. Utilizza l’orrore che serve per raccontare e denunciare l’orrore che ha cominciato a deformare e viziare il mondo, le sue categorie, storcere l’idea di fede, di salvezza.

Agustina Bazterrica, Le indegne, Eris

Traduzione dallo spagnolo di Francesca Signorello

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