Le romane di Petronio e Lombardini

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Un libro sulle romane, come archetipo di una femminilità complessa, che appartiene alla città, e che ti plasma a sua immagine e somiglianza

Le romane sfuggono alla categoria unica, quella che sembra invece fare la fortuna della parigina e della milanese, più nette e granitiche nella loro convinzione di essere irripetibili e riconoscibili e di poterlo dimostrare con poche pennellate ben assestate. Le romane, non dimentichiamolo mai, si muovono in un territorio estremamente complesso e stratificato, marchiato a fuoco da una supremazia della Storia che viene da lontano, anzi da lontanissimo: il contesto, più che abbatterle, le ha fortificate. Le romane sono abituate a gestire in scioltezza più situazioni limitrofe, tenendo sotto controllo contemporaneamente più mondi e con lo stesso atteggiamento – l’arte, la musica, la diplomazia, la politica – per prendersi il meglio da ciascuno. Non intendono la vita come un rigido palinsesto. Piuttosto flessibili, sono pronte a gestire ogni momento stra-ordinario, capace di portare un gusto inedito alla loro giornata. Sono sensibili, si adattano, hanno i radar sempre accesi per capire dove va il trend, dove si trovano il posto giusto e l’evento migliore e in quale momento vanno vissuti. In due parole: sono trasversali”.

Un libro sulle romane, possibile?” mi sono domandata quando l’ho visto in libreria, qualche giorno fa. Un libro sulle romane no, ve lo dico io, non è possibile. Milanesi, parigine, londinesi e newyorkesi ok, ma sulle romane no. Quindi?

Quindi l’ho preso, ho cominciato a sfogliarlo, a saltare pagine, a tornare indietro, a fare sì con la testa. Ho tirato un sospiro di sollievo, l’ho comprato (copia autografata anche dall’illustratore, Aldo Sacchetti). Nonostante quanto si legge nell’introduzione, che ho solo in parte riportato nel corsivo, questo libro non tenta l’assurdo, l’impossibile. Roberta Petronio e Laura Pranzetti Lombardini prendono Roma e la tingono di un rosa che ha mille sfumature, anche celesti (li conoscete i tramonti romani, no?), raccontano una femminilità complessa e semplice, una femminilità adattabile e delineata allo stesso tempo. Una femminilità che appartiene alla città, una città che ti plasma a sue immagini e somiglianze anche se sei nata altrove: è femmina lei, diventi femmina te.

Dietro le quinte della città eterna, Roberta e Laura camminano per le strade, osservano, entrano all’interno di luoghi cardine e simbolo, mangiano, fanno shopping, raccontano un modo di essere che non irrigidisce, non costruisce muri, non ha bisogno di definizioni precise: vieni a Roma, lasciati andare, apri la mente e tempo due ore sarai una di noi.

Roma è la città irresistibile, è una città maga: ti prende e ti mette al centro di un grande palcoscenico, ti regala un copione aperto a mille avventure e possibilità, daje ti dice. Roma è la città che tramonta e non si spegne, è la città che ti promette un bacio che sta aspettando solo te, è la città che è nata per riempire di meraviglia, per significare di sinonimi positivi anche i concetti e le categorie negative.

Essere romane vuol dire vedersi andare in fumo, sentirsi bruciare, crollare come un Impero e nonostante tutto restare per sempre quanto di più bello, e vivo, ci sia al mondo.

Confidenze