Tiziana Pasetti
Trama – Dopo aver vissuto per 20 anni in Inghilterra Bill Bryson, scrittore e divulgatore, è tornato a casa, negli Stati Uniti, insieme alla moglie (inglese) e ai loro figli. Quello che trova non è il paese che ha lasciato, è un posto tutto nuovo da (ri)scoprire. E da raccontare. 78 articoli, pubblicati con cadenza settimanale sul The Mail on Sunday, in una rubrica battezzata “Notizie da un grande paese”, alla fine degli anni Novanta e, cioè, davvero un millennio fa. Ancora non esisteva Internet per tutti, non c’erano i social, le distanze erano e rimanevano distanti. Tornare, quindi, aveva un significato gigantesco, tale da giustificare una narrazione, l’unico modo per raccontare al mondo le differenze tra Vecchio e Nuovo Mondo, ancora marcatissime anche tra due Paesi che condividono (quasi) una lingua.
Un assaggio – Alcune settimane fa, avevo annunciato a mia moglie che la prossima volta sarei andato al supermercato con lei, perché la roba che continuava a portare a casa era – come dire? – non Pienamente conforme allo spirito dell’alimentazione americana. Viviamo nel paradiso del cibo spazzatura – il paese che ha donato al mondo il formaggio in bomboletta spray – e lei continua a comprare roba sana come broccoli freschi e confezioni di gallette multicereali. Naturalmente si comporta così perché è inglese. Non afferra fino in fondo le enormi, le inarrivabili possibilità di unto e grasso offerte dalla dieta americana. Io sognavo i dadini di bacon artificiale, il formaggio fuso d’una sfumatura di giallo sconosciuta in natura e i cremosi ripieni di cioccolato – magari Tutti insieme nello stesso prodotto. Volevo il cibo che quando lo addenti schizza, oppure ti si sbrodola sul davanti della camicia in quantità tali che devi alzarti da tavola con cautela e andare al lavandino, con passo incerto, per ripulirti. Così l’ho accompagnata al supermercato, e mentre lei era impegnata a tastare meloni e a valutare funghi shiitake, io mi sono diretto alla sezione cibo spazzatura, che essenzialmente occupava tutto il resto del negozio. Un paradiso. I cereali per la colazione, da soli, avrebbero potuto tenermi occupato per gran parte del pomeriggio: c’erano forse duecento tipi, e non sto esagerando. In pratica c’era qualsiasi sostanza che potesse essere essiccata, soffiata e ricoperta di zucchero. Ad attirare immediatamente l’attenzione erano i Cookie Crisp, cereali che provavano a fingere di essere una colazione sana ma in realtà non erano altro che biscottini con gocce di cioccolato da mettere in una ciotola e mangiare con il latte. Grandioso. Altrettanto degni di nota erano i cereali Peanut Butter Crunch, al burro d’arachidi, i Cinnamon Mini Buns, minuscole pagnottelle alla cannella, i Count Chocula, una rivisitazione al cioccolato del Conte Dracula («con mostruosi marshmallows»), e una proposta particolarmente estrema che si chiamava Cookie Blast Oatmeal, con quattro tipi di biscottini. Afferrai una confezione di cereali per tipo. L’enorme varietà di cibi poco sani a disposizione di chi fa la spesa nei supermercati americani di questi tempi è pressoché incredibile, come pure le quantità che ne vengono consumate.
Leggerlo perché – I capitoli/articoli sono brevi e molto divertenti, raccontano tutte le sfaccettature della società americana della parte Est (siamo in pieno New England), le caratteristiche del quotidiano, le abitudini, gli usi e i costumi di un luogo che continua ad affascinarci, ad attrarre tutta la nostra attenzione e a contaminare (dalla a alla z) il nostro modo di essere.
Bill Bryson, Notizie da un grande paese, Tea
Traduzione di Isabella C. Blum
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