Tiziana Pasetti
Trama – Questa raccolta di poesie di Emily Dickinson, (ne scrisse 1775) curata dalla sua finissima conoscitrice Barbara Lanati e con testo originale a fronte (nel componimento breve è indispensabile), è perfetta per cominciare a conoscere la più misteriosa tra le poetesse. Emily aveva 22 anni quando, nel 1852, decide di vivere in reclusione a Homestead, la casa di suo padre, noto avvocato, nella cittadina di Amherst, nel Massachusetts. Mentre era in vita di lei nessuno ha scritto e solo sei sono i componimenti pubblicati prima della sua morte, avvenuta il 15 di maggio del 1886. Impossibile riassumere in una trama il senso della sua Opera: Emily non immaginava che qualcuno avrebbe letto, che sarebbe diventata sacerdotessa della modernità in versi. Emily dalla sua camera, la porta socchiusa, guardava fuori dalla finestra e cercava in se stessa il punto di contatto tra quel mondo e il suo. Lo trovò nella Parola: sua unica compagna, sua sfida, suo unico Dio.
Un assaggio – Ci fu un tempo ed ero Bambina –
Perché anche io lo sono stata –
In cui mi turbava che un Atomo – cadesse –
Mentre il Cielo – resisteva –
Il Cielo pesava di gran lunga di più –
Eppure era lì – Azzurro – immobile –
Senza Catene – così a me sembrava –
Lo sapevano forse – i Giganti?
Poi la vita mi impose ben altri problemi –
Alcuni li tengo in serbo – li risolverò
Quando – lassù – l’Algebra –
Sarà o sembrerà più facile –
Allora – anche quello mi toccherà capire –
Il problema che più mi tormentava –
Perché mai non si liberasse il Cielo –
E si rovesciasse – Azzurro – su di me –
Leggerlo perché – Leggere poesia è sempre un grande azzardo, una scommessa tesa tra comprensione e (ri)generazione. A differenza della prosa la poesia si scrive per se stessi, si vive una gestazione simbiotica e poi si partorisce, si consegna al mondo. La buona poesia è quella che cresce senza l’ombra costante del proprio autore, è quella che, come un foulard di seta, segue le linee del nostro corpo, delle nostre ossa. La poesia eccellente è quella che vola via dalla mano di chi l’ha scolpita e diventa epidermide di chi la legge. Molti leggono per mettere in atto processi e salotti di critica formale: non è sbagliato. Altri leggono per ascoltare sussurri che sembrano dirci ‘cercati nei miei spazi’. Emily, dalla sua stanza, ha lasciato al mondo un assaggio di Universo.
Emily Dickinson, Sillabe di seta, Feltrinelli
















