Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters

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Uno dei romanzi di formazione a me più cari: "Bisogna alzare le vele e prendere i venti del destino, dovunque spingano la barca"

“Molte volte ho studiato
la lapide che mi hanno scolpito:
una barca con vele ammainate, in un porto.
In realtà non è questa la mia destinazione
ma la mia vita.
Perché l’amore mi si offrì e io mi ritrassi dal suo inganno;
il dolore bussò alla mia porta, e io ebbi paura;
l’ambizione mi chiamò, ma io temetti gli imprevisti.
Malgrado tutto avevo fame di un significato nella vita.
E adesso so che bisogna alzare le vele
e prendere i venti del destino,
dovunque spingano la barca.
Dare un senso alla vita può condurre a follia
ma una vita senza senso è la tortura
dell’inquietudine e del vano desiderio –
una barca che anela al mare eppure lo teme”.

Il nome di quest’uomo era George Gray. Come la sua, altre voci risuonano. Sono voci in ombra, precipitate o in ascesa. Le voci di chi è stato e qui non è più.

Ricordo come fosse ora una mattina di fine giugno di quasi trent’anni fa. Mi svegliai presto e passai a chiamare Angela, la mia indimenticabile amica. Insieme, come avevamo fatto ogni giorno negli ultimi tre anni, percorremmo la strada che conduceva alla scuola media Antonio Rosmini di Montecompatri, paesino dei Castelli Romani, 600 metri sul livello del mare.

Quella mattina c’erano i miei orali. Io ero stata con Angela, avevo assistito al suo momento di gloria (come ci si sente grandi, adulti, infiniti, a quell’età!), il giorno prima. Adesso toccava a me. E con me c’era la mia amica italo canadese. Stretta tra le mie braccia, la piccola (ma allora aveva un peso grande) tesina di inglese: Spoon River e i rimpianti che non avrò. 

La professoressa Antonietta Cesareo, che tanto avevo temuto i primi due anni e alla quale mi ero tanto legata in quell’ultimo tratto di percorso scolastico, mi regalò un sorriso grande. Angela mi abbracciò. Lasciammo la scuola media entrambe con Ottimo. Dopo pochi giorni lei partì. Con la sua famiglia tornarono a Bitetto, vicino Bari, loro terra d’origine. È stato il primo immenso dolore da separazione della mia vita.

Sull’Antologia la critica è divisa da sempre. Ma le parole tradotte da una Fernanda Pivano giovanissima (di Masters gli aveva parlato il suo fidanzato di allora, Cesare Pavese) io le amo tutte, amo ogni voce che risale come vapore e arcobaleno dalla terra, amo le note che De André ha composto su alcuni passaggi per il suo “Non al denaro non all’amore né al cielo”.

Bisogna alzare le vele e prendere i venti del destino.

Avevo tredici anni, quasi trenta anni fa. I rimpianti sono pochi.

(Fate parlare la vita, plasmatela, navigatela, non la seppellite).

 

Edgar Lee Masters, Antologia di Spoon River, Mondadori

 

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