Chi sono i (veri) re degli ignoranti?

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Si parla sempre di quanto i giovani siano ignoranti. Ma secondo voi sono davvero peggio dei loro genitori e nonni?

Una ricerca di Save the Children racconta quanto i giovani italiani siano ignoranti. Ne parlano Don Luigi e Maria Rita Parsi sul numero di Confidenze in edicola questa settimana e ne parlo anch’io. Confermando la tesi, ma sottolineando che non è una novità e che, soprattutto, non riguarda esclusivamente i ragazzi.

Il livello di bestialità infatti, appartiene a ogni generazione, è sotto l’occhio di tutti e la lente d’ingrandimento della triste piaga è la televisione. Ha fatto il giro dei social il filmato di una puntata dell’Eredità in cui nessuno dei partecipanti ha saputo dare la risposta giusta sull’anno in cui Hitler è stato nominato cancelliere (e sì che potevano sceglierla fra quattro proposte). Non se la cavano meglio comunque i politici che, intervistati dalle cattivissime Iene, brancolano nel buio della non conoscenza davanti a domande di una semplicità imbarazzante (e se lo dico io che non sono certo un pozzo di scienza, significa che la situazione è terrificante).

A questo punto potrei proseguire sbandierando stupore e indignazione. Invece no. Perché se è vero che il livello di ignoranza è drammatico, trovo peggio che molta gente se ne infischi. Gli esempi arrivano sempre dal piccolo schermo, affollato di gente non proprio di primo pelo (altro che i giovani!) che non azzecca un congiuntivo, non conosce l’abc della cultura, confonde scrittori con calciatori. Eppure, sentenzia sugli argomenti più disparati con l’arroganza di chi sa e senza la minima vergogna.

Il problema, quindi, non è un’esclusiva di coloro che in modo odioso ormai vengono chiamati Millennials (definizione più adatta ai dinosauri che alle nuove generazioni, ma vabbé). I quali non leggono molti libri e comunicano come se stessero dettando un codice fiscale (tvtb, a ke h?, xké?), ma almeno hanno il buon gusto di non mettersi in cattedra. E se il loro vocabolario continua a impoverirsi, penso che sia anche per una questione di evoluzione del linguaggio (d’altronde chi di noi adulti usa ancora parole come allorquando o senonché?).

Insomma. Non voglio tessere le lodi del livello culturale dei giovani d’oggi, ma non me la sento neppure di metterli in croce rispetto a genitori o nonni. Perché se gli ultimi da ragazzi conoscevano Pascoli e Leopardi (per molti nostri figli sono vie o piazze), magari non avevano idea di dove fosse il Congo. E oltre a Beatles (intesi come gruppo rock e non certo scarafaggi), non sapevano una parola straniera.

Ps. Mi auguro di non aver scritto niente di sbagliato, perché non ci tengo allo scettro di regina degli ignoranti!!!

 

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