Come sopravvivere allo smart working senza danni

Mondo
Ascolta la storia

Alcuni lo adorano, altri lo detestano, ma a tutti è dedicato questo articolo. Perché, al di là del grado di apprezzamento, il lavoro da remoto può far male alla salute

 Negli ultimi mesi, milioni di persone si sono trovate a lavorare da casa per colpa dell’emergenza sanitaria legata all’infezione da SARS-CoV-2, più noto a tutti come “il coronavirus”. I ritmi sono cambiati, le modalità operative anche e così, inevitabilmente, è accaduto allo stile di vita, per alcuni in meglio, per altri in peggio.

 

Gli italiani che lavorano “a distanza” si dividono infatti tra coloro che trovano lo smart working una manna dal cielo – per la comodità, l’assenza di spostamenti, il conseguente risparmio economico – e coloro che lo vivono come una maledizione, soprattutto a causa delle forti limitazioni alla socialità imposte dal “lavoro agile”, che l’uso di Teams, Zoom e Skype (le più diffuse piattaforme per video-riunioni) non riescono ad attutire.

 

A tutti loro, in ogni caso, è dedicato questo articolo, perché, al di là del maggiore o minore apprezzamento, lo smart working può far male alla salute. Passiamo allora in rassegna i principali aspetti da tenere in considerazione per lavorare da casa in pieno benessere, fisico e mentale, destreggiandosi tra smartphone e pc senza patire i danni da smart working.

 

Pause frequenti

Lo smart working induce a stare seduti a lungo davanti al computer. Se non vogliamo rischiare di rovinarci la vista, subire ricadute sul peso corporeo, aggravare problemi posturali e soffrire di frequenti mal di schiena o di collo, la parola d’ordine è una sola: pause. Numerose e frequenti, seppur brevi. Prendiamo l’abitudine di allontanarci periodicamente dalla postazione di lavoro per staccare gli occhi dal monitor, sgranchire le articolazioni, distendere i muscoli, muoverci un po’. Alziamoci ogni 30-60 minuti, per almeno 3-5 minuti per volta. All’inizio si tende a dimenticarsene e allora basta puntare la sveglia. Una camminata su e giù per le scale o qualche esercizio di stretching sono sufficienti, ma almeno una volta al giorno usciamo di casa, anche solo per fare il giro dell’isolato e prendere un po’ di sole e aria fresca.

 

Anche gli occhi chiedono attenzioni

Se ci prendiamo le giuste pause, ne beneficerà implicitamente anche la vista: stare troppo davanti a pc e smartphone affatica e secca gli occhi, provocando sensazioni di bruciore oculare e difficoltà di visone. La vista però ha bisogno di specifiche accortezze: restare a 50-70 centimetri di distanza dallo schermo, abbassare le luci in casa e ricordarsi di battere spesso le palpebre (davanti allo schermo diventa normale farlo meno) per mantenere gli occhi lubrificati.

 

Il segreto è la postura

Per tutto il tempo che stiamo seduti dobbiamo cercare di farlo bene. Se, come sembra, lo smart working sarà una pratica che nel tempo si consoliderà sempre più, uno degli investimenti più saggi che potremmo fare è l’acquisto di una sedia ergonomica (ne esistono per tutte le tasche, anche se le migliori non sono certo a buon mercato), che eviti posture scorrette e alleggerisca le tensioni, in particolare sul tratto lombare della colonna vertebrale. Ci risparmieremo un sacco di lombalgie.

 

In frigo e dispensa solo snack sani

Lo smart working non determina solo l’aumento della sedentarietà: stando a casa, il rischio di cadere in tentazione e finire per compiere troppe “puntatine” in cucina mentre lavoriamo è altissimo. Sostituiamo quindi biscotti, caramelle e altri snack confezionati dolci e salati con frutta e verdura fresche, da sbocconcellare nei nostri break. E, naturalmente, componiamo i tre pasti principali in modo sano, vario e ben bilanciato, tenendo conto anche della maggiore inattività.

 

Separare “casa” e “ufficio”

Creare uno spazio, fosse anche minuscolo, riservato solo al lavoro è uno degli aspetti più importanti per proteggersi da stress e ansia collegati allo smart working: lavorare a letto, sul divano o in altri luoghi normalmente dedicati al tempo libero rischia di creare una potente associazione mentale tra vita personale e attività lavorativa, che rende difficile rilassarsi e liberarsi da pensieri e impegni professionali nel tempo libero. Separiamo fisicamente il lavoro dalla vita privata, altrimenti faremo fatica a “spegnere” dopo le fatidiche 8 ore.

Confidenze