Dalle maggiorate al bisturi: le donne rincorrono le forme

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Sono cresciuta con la generazione delle maggiorate. C'imbottivamo i reggiseni per essere come la Loren. Oggi plastiche e bisturi costringono le donne a nuove forme

Negli ultimi decenni,  le plastiche e l’idolatria dello star-system hanno fatto parecchi danni obbligando le donne, a suon di bisturi, a prendere le forme di moda. Però anche prima c’è sempre stato un modello estetico dominante. Penso a Sophia Loren e Gina Lollobrigida, talmente dive che preferire Lollo o Loren era come tifare Coppi o Bartali. (Io preferivo la Lollo perché la Loren si era sposata con un magnate del cinema mentre lei con un profugo nullatenente).

Sophia era un monumento alla femminilità, grande e grossa, la Lollobrigida piccolina, una venere tascabile, come si diceva allora. Ma erano lo stesso modello in formati diversi.

Entrambe avevano seni e glutei smisurati, svettanti, morbidi e aggressivi, erano l’ideale di un Paese ancora agricolo, che aveva avuto fame e ce l’aveva ancora: la donna doveva essere ampia, un simbolo dell’abbondanza. E venne il tempo delle mucche, che condizionarono le donne per generazioni. Dovevano somigliare a loro, guai a colei che non veniva preceduta da due siluri misura 5, meglio 6.

I fabbricanti di reggiseni diventarono illusionisti, creando modelli che aumentassero l’effetto di qualche taglia. Vittorio De Sica aveva coniato il termine “maggiorata fisica”, la cui spiritosa insolenza sottendeva che le altre fossero minorate.

Non vi fu mai un tempo così difficile per le magroline di fascino, anche se intanto in America veniva lanciata Audrey Hepburn, un uccellino scarnificato, a un passo dall’anoressia. Era affascinante, ma da noi non diventò mai un sex-symbol. Ai maschi non piaceva, solo a pochi raffinati, e la mia generazione continuò a imbottirsi il reggiseno.

Allora nelle gomme americane c’erano le foto dei divi, loro due avevano delle quotazioni altissime, ci volevano 5 star americane per una Loren.

Sophia e Gina regnarono a lungo, tormentando le nostre giovinezze. Ma ogni regno ha una fine. Furono investite da un terremoto erotico, la palma della più sexy la strappò a tutte Brigitte Bardot, questo cerbiatto androgino, anche lei con due gran tette, ma non bovine, aerodinamiche. E lei non creò un modello, non fece danni: le ragazze non cercarono di imitarla: lì non era questione di quantità. Lei era irraggiungibile, era una dea.

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