Donne straordinarie: Geneviève Makaping

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Avere incontrato Geneviève Makaping, detta Jenny, dimostra che ogni tanto vale la pena uscire di casa.

 

Tanti anni fa capitai una notte in un albergo nella città di Scalea, in Calabria, e invece del solito portiere insonnolito, dietro il banco c’era una  snella ragazza africana dalla grande chioma,  bella come un dipinto preraffaellita. Cominciammo a parlare e mi disse «Lei, se va in televisione, dica che non vogliamo più essere chiamati extracomunitari! Chiamatemi negra, che è meglio. Solo il vostro razzismo vi fa pensare che sia una parola offensiva, invece è bello, negra, è poetico, viene dal latino, non dalla lingua della tolleranza, che vuol dire discriminazione».

Jenny è del Camerun, ed è una gioia e un tormento per chi le è amico, perché la sua morale è alta come una sequoia, e il suo giudizio è temibile. Ma ha anche un meraviglioso senso dell’umorismo. A 16 anni si innamorò di un francese, non aveva mai visto un bianco, lui aveva gli occhi azzurri e lei ingenuamente gli chiese «Ma tu vedi tutto azzurro?»,

Scapparono insieme dal Camerun perché la famiglia di lei non voleva quel matrimonio. Raggiunsero la Francia, lui morì tragicamente, e lei si trovò sola in un continente sconosciuto. Attraversò l’Europa del razzismo strisciante e palese con una sola arma, lo studio e la sua persona grande e forte. Fece i lavori più umili e più pesanti, si laureò in antropologia, e insegnò per 20 anni all’università di Calabria. Pubblicò un libro: Traiettorie di sguardi (Ed. Rubbettino). Intanto lavorava come giornalista nella tv locale. Il suo giornalismo di denuncia non piacque alla malavita. Perse il posto all’università e andò a lavorare al nord. L’ho persa, non la vedo da tanto. Conservo una sua lettera. Il Dottorato? Il successo? Che fare dopo? Solo Dio lo sa, poiché in lui confido. Gli africani di Roma hanno salutato con gioia questo mio traguardo. La prima ad abbracciarmi è stata una prostituta, ha detto “Grazie, sorella, hai studiato anche per me”.

Una volta le chiesi di presentare un mio libro in una piccola città,  e gli organizzatori la trattarono male alle mie spalle perché era nera, e io non me ne accorsi. E lei non mi disse nulla per non rovinarmi la festa. Maledico quei mascalzoni e me, colpevole di una distrazione che l’amicizia non consente. Nonostante questo ritratto quasi solenne, con Jenny si ride. E si litiga a volte, violentemente. Anche le nostre liti mi mancano. Dove sei, Jenny?    

 

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