Due donne alla Casa Bianca di Amy Bloom

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Un libro che racconta gli aspetti più intimi della vita della first lady più amata di sempre: Eleanor Roosevelt

Undici anni fa vivemmo il nostro periodo d’oro e la nostra prima vacanza. Il Maine e oltre furono il nostro momento d’oro. Fuori Hoover. Dentro Franklin. Ci trasferimmo tutti alla Casa Bianca, amici, familiari e io. Io ed Eleanor facemmo il primo pranzo privato alla Casa Bianca, fra sorrisi a trentadue denti e scenette da ragazzine davanti ai ritratti. Perché non ti trasferisci qui?, disse. Abbiamo parecchio posto. Le chiesi cosa intendesse, e lei ripeté: Abbiamo parecchio posto. Mi chinai per baciarla, mi scostò un po’. Se vieni devo dare una sistemata, mi disse. Perché non vai a prendere le tue cose? (…) «Lorena alice Hickok, tu sei la sorpresa della mia vita. Io ti amo. Amo la tua sfacciataggine. Amo la tua risata. Amo il modo in cui ti fai strada con una frase. Amo i tuoi occhi bellissimi e la tua pelle bellissima e ti amerò fino al giorno della mia morte». Tirai fuori le parole prima che potesse cambiare idea. «Anna Eleonor Roosevelt, tu, donna perfetta e imperfetta mi hai steso. Ti amo. Amo la tua gentilezza, la tua arguzia e il tuo cuore delicato. Amo come balli e amo le tue mani meravigliose e ti amerò fino al giorno della mia morte». Mi tolsi l’anello di zaffiro e lo infilai al suo mignolo. Lei rimosse dal bavero il suo orologio d’oro e lo appuntò sulla mia camicetta. Mi mise le mani intorno alla vita. Ci baciammo come se fossimo in mezzo a una folla festante, con riso e petali di rosa che ci piovevano addosso”.

Sono passati poco più di dieci giorni dall’insediamento di Joe Biden e Jill Jacobs alla Casa Bianca, sono ancora fresche le immagini di Donald Trump e Melania Knauss che salgono sull’elicottero per lasciarla. Molte altre figure di first lady scorrono nella nostra memoria storica: Hillary, Michelle, Laura, Barbara, Nancy, Jacqueline. Di qualcuna ricordiamo gli amori tragici, di qualcun’altra la voglia di prendere il posto del marito sassofonista, di qualcun’altra ancora l’essere stata la prima donna di colore a entrare nelle quattro mura più chiacchierate del pianeta. Di Anna Eleonor in pochi, qui in Italia, ricordano qualcosa, qualche frase che è diventata aforisma e poco più. Eppure…eppure forse mai gli Stati Uniti hanno avuto una presenza femminile così forte e indipendente come lo è stata lei. Attivista per i diritti umani, femminista, diplomatica e scrittrice, donna dai muscoli caratteriali di ferro, rimase dal 1932 al 1945 accanto al cugino, Franklin Delano, sposato senza alcuna passione all’età di diciannove anni. Ne scoprì presto l’indole del traditore seriale; qualcuno dice che Eleonor volle vendicarsi, altri che semplicemente scelse di vivere. E di amare.

Gli americani la adorano, ancora oggi nei negozi di souvenir è possibile acquistare gadget con la sua immagine e con le sue frasi celebri. Hillary Clinton, forse la più simile a lei nell’audacia del pensiero politico, in un’intervista rivelò di essere in contatto spirituale con lei, di averla come modello sempre.

Non dev’essere cosa semplice, dover vivere cedendo anni della propria esistenza alla più stressante delle attività pubbliche. Riuscire a conservare un nascondiglio, uno sfogo per se stessi, un luogo per riappropriarsi dei propri desideri.

Leggete questo libro. È la storia di un amore. La storia di un patto, di una delle tante trame di un Paese difficile certo ma che è impossibile riuscire a non amare.

Amy Bloom, Due donne alla Casa Bianca, Fazi Editore

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