Finché c’è vita di Pieralberto Valli

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Una famiglia contadina dell’Europa dell’est e un uomo, la sua malattia, dove la montagna è libera ma la mente in trincea. La Bosnia e l’Appennino romagnolo. Gli spari fuori e gli spari dentro.

Quando ho chiuso  questo libro, dopo averlo letto in maniera convulsa e disarticolata, l’ho guardato quasi in cagnesco. Avete letto bene. In cagnesco. Ero furiosa. E deliziata.

Finché c’è vita di Pieralberto Valli è un romanzo che racconta due storie che si intrecciano senza sfiorarsi. È una tela dipinta a sangue e polvere da sparo. È uno spartito di note orecchiabili e complesse insieme.

La vena musicale di Valli, leader del gruppo musicale Santo Barbaro, è la bacchetta di un direttore d’orchestra scapigliato ma rigorosissimo. L’Indice è una poesia, una scultura di titoli che rimandano a brani musicali e narrativi insieme. Parte prima: Al di qua il nulla. Al di là ancora. Parte seconda: Altrove. Parte terza: Un’isola.

Puoi leggerlo in mille modi, il suo romanzo. Puoi leggerlo a un passo dalle lacrime se hai perso un amore. Puoi leggerlo da sopravvissuto, se una guerra ti ha sfregiato l’esistenza. Una famiglia contadina dell’Europa dell’est e un uomo, la sua malattia, dove la montagna è libera ma la mente in trincea. La Bosnia e l’Appennino romagnolo. Gli spari fuori e gli spari dentro.

“Ogni luogo è pieno di fantasmi: la mia casa, la mia testa, le tue labbra. Ovunque fantasmi. I fantasmi dei nostri silenzi, quelli del passato che si mescolano al presente.

Io sono fantasma nei tuoi sogni, in cui entro discreto e furtivo, tu fantasma nei miei, quando taci per giorni e riappari correndo s un prato di pura immaginazione.

La nostra città è stata invasa mentre tenevamo gli occhi chiusi per proteggerci dal vento che arrivava da est. Occupazione militare, filo spinato, perquisizioni di cuori.

Tu ci sei, ma ci sei da assente”.

È un romanzo ricco di suggestioni, quello che Valli ha scritto e musicato e graffiato. È un romanzo povero di scuse e senza possibilità di fuga. La guerra è un vento che non puoi fermare e non conosce la parola confine, arriva ovunque e contamina. L’amore è una scarica di proiettili che non vorresti mancare; sei lì, braccia alzate, speranzoso di essere colpito, finito, dall’unica morte che genera vita.

“Non si può scrivere se non in un luogo, non si può scrivere se non per gli occhi di qualcuno”.

Furia e delizia. Amore e guerra. Ogni letteratura, ogni poesia, tutto nasce dall’amore e dalla guerra, dal loro incontro, dal loro incastro, dal loro scambio di ruoli. Una corsa a perdifiato verso una pace, una pagina bianca, l’attimo di un Dio, un bacio arreso.

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Pieralberto Valli, Finché c’è vita, treditre editori

 

 

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