Erano quattro piccoli libri, i Vangeli di Marco Matteo Luca e Giovanni, rotoli da nascondere nelle cintura, sfuggendo alla legge. Questi piccoli libri ne hanno fatti scrivere un oceano di altri, di commento, di narrazione, di confutazione, di reinvenzione, di apologia, di critica …Sono 2000 anni che si scrivono parole su quelle parole.
Eppure è ancora possibile dire qualcosa di mai udito prima. Non solo perché quei testi sono infinitamente interpretabili, ma perché il Vangelo genera se stesso, ha in sé la rinascita della parola.
Ho appena letto Il rovescio del Vangelo del giovane teologo Gianluca De Candia (EDB edizioni), un breve perfetto capolavoro con le qualità essenziali per chi osi scrivere del Vangelo – purezza, durezza, entusiasmo, sapienza, ispirazione, linguaggio, arte del racconto, semplicità profondissima. E il dono della trasfigurazione. Senza trasfigurazione non c’è comprensione. Solo da questo autore ho sentito parlare dello charme di Gesù.
Lo charme del Rabbi di Nazaret filtra da ogni pagina del Vangelo, restando inafferrabile. Come accostarsi allora alla patina di luce che ovunque lo accompagna? Questa domanda dà l’avvio all’avventura di queste pagine: osare leggere il vangelo “al rovescio”, a partire dalla prospettiva di coloro che lo hanno incontrato. Come lo avranno guardato Giuseppe, Maria, il Battista, la peccatrice di Magdala, Giuda, Pietro, Caifa, Pilato ed Erode? Un racconto fra le righe dei vangeli e sulla loro soglia, come un invito a entrare.
Entrare nei personaggi come non li hai mai pensati. Giuseppe me lo sono sempre immaginato con la barba bianca e il giglio in mano, un vecchio che veglia su una fanciulla. Ma qui Giuseppe il falegname è un giovanotto ardente che sacrifica amore e desiderio al disegno divino. Un genio della solitudine. Un genio del silenzio.
Personalità immensa, da sempre rimasta nell’ombra. Un gigante dell’incuranza di sé (…) perché non ci vuole molta forza per esibirsi, ma ce ne vuole molta per ritrarsi.
Giovanni Battista, quest’uomo di sabbia, impavido e incandescente, come gli antichi profeti, che morirà per la vendetta di una donna. Giuda, che tradisce per un disegno ingenuo e megalomane, per spingere Dio alla riscossa. Miriam di Magdala, la Maddalena, donna libera e frivola, follemente vitale, che sfida i farisei e la loro vile impurità, e scoprirà nella purezza un’estasi più grande di quella del peccato.
Maria, la madre, Nata senza peccato- quel velo di insostenibile malizia che appesantisce tutto. Pietro il pescatore, lo scettico di fede, Erode, Salomé, Giovanni, Giuda, Caifa e Pilato – chi, fra tutti loro, il più solo?- ognuno ha il suo Gesù. Li vediamo da vicino, cercando di leggere il loro cuore, in una sacra rappresentazione dei sentimenti che il Cristo fa nascere, in un racconto agile come una ballata, intenso come una meditazione.
I personaggi diventano il lasciapassare per liberare la nostra capacità di immaginare e ci fanno tornare curiosi del Vangelo. Il rovescio del Vangelo ci incoraggia a capire che possiamo rileggerlo con i nostri occhi.
Già il primo libro di Gianluca De Candia Della amabilità del Cristianesimo, scritto da giovanissimo, fu per me una rivoluzione e una visione rispetto alle mie idee di ex-cattolica.
In queste cento pagine l’autore ha raggiunto, con la maturità di studi e di pensiero, una naturalezza di stile, come se il libro si fosse scritto da solo.
Scriveva Blaise Cendrars: Avevo sedici anni e mi nutrivo di fiamme/ ed ero già così cattivo poeta/ che non sapevo andare fino in fondo. De Candia c’è andato. Qui tutto è scoperta, luce, grazia, dolore, invito all’amore.
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