Il viola è bello, ma…

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Bello in tutte le sue sfumature, il viola è spesso considerato un colore “pericoloso”. Succedeva già nel Medioevo. E ancora oggi tanti (come me) lo evitano

Il colore viola è un servizio moda & beauty pubblicato su Confidenze in edicola adesso, che propone otto idee davvero deliziose.

Devo confessare, però, che prima di metterle in pagina in redazione ci siamo chieste se sarebbero piaciute a tutte. La tinta protagonista dell’articolo, infatti, è considerata spesso tabù.

In realtà, la credenza che porti sfortuna è antica (risale al Medioevo) e dovrebbe appartenere solo agli artisti.

A quei tempi, infatti, in periodo di Quaresima i sacerdoti indossavano una stola viola. E proprio nei giorni che precedevano la Pasqua, ad attori e menestrelli erano vietati gli spettacoli. Il che significava inattività completa e portafogli vuoto. Un incubo.

Considerando che da allora di acqua sotto i ponti ne è passata, continuare oggi a considerare quella sfumatura foriera di fattacci sinistri ha dell’allucinante. Invece, c’è chi lo fa. E indovinate un po’? Tra i tanti ci sono anch’io.

Come colore, lo trovo bellissimo, soprattutto nelle sue nuances più accese. Detto questo, scaramantica a livello quasi patologico, ogni volta che mi tenta mi domando perché rischiare.

Conoscendomi, infatti, attribuirei qualunque contrattempo, anche il più innocuo, al mio look ansioso di sfidare il destino.

Impossibile, quindi, vedermi in giro con un cappotto viola. Ma neppure un accessorio. E la stessa regola, ovviamente, vale per l’arredamento: nel mio appartamento non esistono cuscini, né altri dettagli in quel colore.

Follia? Può essere. Ma, come dicevo, non ha senso puntare su una tinta che, appena si esce di casa, riempie di domande nefaste del tipo: «Mi cadrà un vaso in testa?», «Verrò investita da una macchina?», «Scivolerò su un tombino sdrucciolevole e mi fratturerò una gamba?».

Altri quesiti possono riguardare anche la sfera professionale.

Ricordo che, nel mio primo colloquio di lavoro, la direttora che avrebbe deciso se assumermi o meno si è presentata all’appuntamento con un numero del giornale con la testata viola. E, sfogliandolo, si è chiesta se era quello il motivo per cui in edicola non stava andando bene come al solito.

Con il viso impassibile da giocatore di poker, io ho fatto finta di niente. Ma dentro di me mi rallegravo nello scoprire che una donna importante come lei, decisamente più grande di me e con una posizione da invidia, vivesse la tinta tabù alla stregua mia e di un menestrello medievale. Perciò, nei suoi confronti ho provato un’immediata simpatia, che è diventata quasi adorazione appena ho scoperto che che mi avrebbe anche assunta!!!.

Ma non è tutto: la sua dichiarazione mi ha permesso di tenermi alla larga dal viola senza sentirmi ridicola.

D’altronde, che non fosse il mio colore mi era già stato chiaro quando andavo alle medie e avevo deciso di sceglierlo per rendere unica la mia bicicletta.

Dopo averla scartavetrata per un pomeriggio intero, l’ho tinta con lo spray e rifinito ogni dettaglio con il pennellino. Un lavoro improbo, ripagato da un’amara delusione.

Il giorno dopo, sono arrivata a scuola presto in modo che tutti potessero ammirare il gioiellino che, gonfia di orgoglio, ho legato a un palo. Per ritrovarlo alla fine delle lezioni privo di gomme e con il telaio tutto accartocciato come se fosse stato travolto da un Tir.

Un atto di vandalismo inutile e gratuito che, sono sicura, sicurissima, una due ruote in un altro colore non credo avrebbe mai subito.

Confidenze