In casa, look dignitoso con tocco tenero

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Questo secondo lockdown si annuncia faticosissimo. E se io l'affronterò con un look dignitoso, mi faranno compagnia i due topastri che vedete nella foto

Posso accettare i bambini e tollerare vagamente i teen agers. Ma chi davvero non sopporto sono gli adulti che se ne vanno in giro in tuta da ginnastica senza avere la palestra come destinazione.

Non mi piacciono da nessuna parte (supermercato, gita fuori-porta, giornata di shopping compulsivo). Ma li detesto soprattutto all’aeroporto, dove si presentano sciattamente ricoperti da orribili indumenti che dovrebbero (secondo loro) rendere il volo più piacevole (anche quando magari dura solo un’ora e mezza).

Sul fatto che l’abbinata maglia morbidina e pantaloni fluidi sia un solluchero da avere addosso non ci piove. Ma vestire con una minima di accuratezza anche quando gli impegni richiedono massima libertà nei movimenti e sensazione di comfort credo sia un obbligo morale che ognuno di noi dovrebbe avere almeno nei confronti di se stesso.

Ve ne parlo perché su Confidenze in edicola ora c’è un servizio di moda, Gym metropolitano, che conferma quanto agio e praticità possano andare simpaticamente a braccetto con il glamour. E, di questi tempi, vi consiglio di dargli un’occhiata. Perché in vista di un inverno tutto casalingo per colpa del nuovo lockdown (o coprifuoco, chiamatelo come volete), mi sa che la tentazione di lasciarsi andare in fatto di look sia fortissima.

La prima a essere sull’orlo del baratro sono io, già dedita alla vita da reclusa ormai dalla fine dell’estate. Ma se a settembre, quando ancora faceva caldo, un abitino fiorito o dei calzoncini colorati erano la soluzione giusta per una sorta di dignitosa eleganza domestica, ora che le temperature si sono abbassate la faccenda si fa spessa. In cosa tuffarsi alla mattina dopo la doccia?

Per quel che mi riguarda, quando apro l’armadio e vedo i jeans sento i brividi corrermi lungo la schiena. Protagonisti assoluti del mio guardaroba nella vita normale, in periodo di DPCM rivelano la loro totale scomodità. Duri come il cartone, infatti, sono giustamente indicati come capi da lavoro pesante, ma del tutto sconsigliati per quello agile.

Lo stesso vale per le camicie. Molto carine per impreziosire un golf con il colletto che sbuca dal girocollo, se non metti il becco fuori di casa sono un vezzo inutile (non se lo fila nessuno) che complica la vita (aumentano a dismisura il mucchio di roba da stirare).

Concludo con le calzature. Che da domani, quando l’Italia diventerà un cesto di agrumi rossi, arancioni e gialli, si trasformeranno in accessori superflui come nelle azzurrissime Maldive. Perché mettere un paio di stivaletti o dei mocassini per percorrere i tragitti che vanno dalla camera da letto al salotto, alla cucina, è semplicemente delirante.

Come giostrare, allora, l’incombenza della vestizione? Io di solito rimango accucciolata fino a tarda mattina nel protettivo sofficiume del pigiama, con la scusa che mi sono appena alzata. Dopodiché, come suggerisce il servizio di moda Gym metropolitano, parto con sapienti mix: pantaloni con la coulisse e pulloverino bon ton. Oppure, felpa sportiva con braghe più strutturate.

I piedi, invece, complice il riscaldamento a pannelli, li tengo quasi sempre nudi (Sandie Shaw docet). Se fa freddino indosso gli infradito estivi (Jackie O’ docet). E quando iniziano a surgelare come in seggiovia, mollo ogni ritegno e li infilo nelle pantofolone di peluche a forma di roditore che vedete nella foto. Sono un regalo di Natale dei miei topastri (cuore di mamma docet), che mi hanno fatto quando il Natale si poteva ancora festeggiare in modalità assembramento, con una folla di amici e parenti. Ve lo ricordate?

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