La moglie del Re Sole (parte seconda)

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La corte è piena di donne bellissime, ma nessuna può fare un’offerta così vantaggiosa come l’eternità

 Madame de Maintenon, la furba devota, era riuscita a sposare Luigi XIV, il re Sole. Lei fa la santa per dominarlo, ma lui, ignorante e credulo, la venera come sua guida spirituale, la considera la chiave per scampare all’inferno.

Il matrimonio è segreto, ma da quel momento il re di Francia è lei, e tutti lo sanno. Le dame di corte di cui si era fatta schiava per esser presentata al re, divennero le sue schiave. Si pregava sempre, non si rideva mai.

Il re subisce: la posta è alta, col Paradiso non si scherza. La corte è piena di donne bellissime, ma nessuna può fare un’offerta così vantaggiosa come l’eternità.

Tuttavia, la nostalgia della bellezza tormenta l’anziano satiro. Non osa nemmeno guardarle, quelle bellezze che gli volteggiano intorno, ma le desidera tutte. Però oltre che dell’inferno lui aveva paura della moglie, e stava buono buono. Povero re, una vitaccia. Lei gli aveva promesso il cielo, ma glielo fece pagare caro.  Speriamo per lui che esistesse davvero.

Quando avevano 70 anni, e il leone per viltà era diventato un flebile succubo, un’idea di lei lo fece tornare galletto, e ragazzo: fondare un collegio per fanciulle nobili e povere. Il re ne fu entusiasta. Diventò il loro gioco.

Andavano a trovarle, e per lui stare fra quei capelli teneri, quei seni appena spuntati, era un anticipo del paradiso. Invece della teologia, ragazze da tirar su.

Finalmente un balocco! Delicato e perverso, da far passare per opera pia. Il re disegnò la divisa, raffigurando la sua ragazza ideale. Vita stretta, collo nudo, trine ai polsi, e liberi, i capelli! E volle che non fosse un convento ma un collegio: le ragazze si sarebbero sposate.

Sognava, il re. Vi fu una breve età dell’oro, Racine scriveva e le ragazze recitavano davanti a Luigi. Ma era troppo contento, il re.

La Maintenon si rimangiò la parola, e pretese che si facessero suore. Proibì al re di andare a trovarle, perché era sconveniente. Ridisegnò lei la divisa, un fagotto cupo. Il vecchio re, vinto, elemosina qualche concessione dalla sua padrona «Voglio più bianco alle maniche. Ordino, esigo! Che sotto la cuffia si vedano un po’ più i capelli! Che il corsetto sia vezzoso, che si vedano le forme…Volete farne delle vecchie, a quindici anni?». La Maintenon finse di acconsentire. Il giorno dell’inaugurazione si presentarono le ragazze, imprigionate di nero in stoffe tristi, secondo il suo modello. Il re capì che per lui  tutto era finito. Speriamo, si disse, che il Paradiso non sia triste e geloso come questa donna. Si mise a letto, morì. Le sue ultime parole non furono pìe, disse: «ti prego, ti prego…un po’ più di bianco alle maniche, maledetta!».

 

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