L’uomo che comprò la luna

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Un film surreale, dove si ride di continuo, un omaggio a una terra, la Sardegna, che ha ancora la forza di ribellarsi ai soprusi

Notizia bomba, grande allarme alla Nasa: qualcuno ha comprato la luna. La luna! La bandiera dell’imperialismo Americano,  il più alto simbolo del suo potere, che sventola lassù da quando ce la piantò Armstrong. E il peggio è che l’acquisto risulta valido per il diritto internazionale. Ma non per i servizi segreti, che fanno scattare il piano per catturare il temerario che ha osato sfidare gli Stati Uniti d’America. Di lui si sa solo che è un abitante della Sardegna. Per scoprirlo e annientarlo, viene spedito sull’isola un agente segreto. Un giovanottino che si fa chiamare Kevin Pirelli per nascondere le sue origini sarde, e si tinge di biondo. Il suo vero nome è Gavino Zoccheddu.

Kevin-Gavino è Jacopo Cullin, adorabile come un giovane James Stewart, nella sua stolida innocenza. Il suo insegnante di sardità sarà Benito Urgu, magnifico attore italiano in lingua sarda, re del comico e del dramma, che in un secondo può farti passare dalla risata al pianto senza parlare, senza muoversi, solo con lo sguardo. I due feroci funzionari dei servizi sono Jacopo Fresi e Francesco Pannofino, inedita coppia di Ollio e Ollio, raffinata e irresistibile.

L’uomo che ha comprato la luna è Lazar Ristovski, l’attore prediletto di Kusturica. Sua moglie, la vera padrona della luna è Angela Molina, bellissima in gioventù, bellissima in vecchiaia. E la caccia comincia. Non voglio sciuparvi il divertimento e la sorpresa finale, in questo film che racconta la guerra d’indipendenza sardo-americana. Vi dirò solo che lo scopo del regista, Paolo Zucca, è dimostrare una verità scientifica incontestabile: la luna è sarda. Altro che separatismo. Qui ci si mette fuori dal Patto Atlantico, e si va liberi nello spazio. In questo film originalissimo e surreale dove si ride di continuo la commozione è in agguato, e vedi in trasparenza la storia di una terra saccheggiata dai Romani, dai Savoia, dall’Aga Khan, martoriata dalle basi americane, cui hanno rubato il mare, i boschi, le miniere, l’aria – ma la luna, guai a chi gliela tocca. Saccheggiata, mai colonizzata: i Sardi sono rimasti sempre Sardi.

In questo film ritrovo tutte le ragioni per amare la cultura sarda e la follia sarda, di cui fa parte l’istinto rivoluzionario. La Sardegna è l’ultimo posto dove c’è ancora il senso della giustizia, e si ha la forza di ribellarsi ai soprusi: penso all’Asinara, al Sulcis, alla rivolta dei pastori… in Sardegna non c’è la mafia, c’è il bandito solitario. Mentre impazza la parola “buonismo” che legittima ogni bassezza, il sardo continua a credere nella balentìa- il valore- il senso dell’onore e il senso del nonsense, di cui Zucca è maestro.

Ne L’uomo che comprò la luna c’è tutta la permalosità sarda e l’autoironia sarda, attraverso i luoghi comuni sui sardi narrati con umorismo sardo- molto elegante, molto british. Questo regista geniale, Paolo Zucca, è nato a Oristano, terra di avanguardia artistica, ed è figlio di un grande studioso della poesia sarda. Col primo film L’arbitro, capolavoro di stile in bianco e nero sul calcio (prima cortometraggio, poi lungometraggio) ha vinto tanti di quei premi che li ha messi tutti in una stanza dove non va mai, perché gli viene il panico.

Ma qui c’è ancora di più, qui Zucca sfiora il miracolo. La passione estetica si fonde alla comicità e alla commozione della lotta fra David e Golia, esaltata dalle musiche di Andrea Guerra, ironiche e trascinanti. Un film con sapienti citazioni filmiche (“Un omaggio a Sergio Leone, un western sardo” Giovanni Barco, scienziato e critico), simile a nessun altro.

Un film senza sesso, senza scene sadiche, senza battute volgari, senza scandali, ma la gente corre a vederlo, allora non è vero che ci siamo tutti imbestiati, c’è nostalgia della poesia, c’è nostalgia dell’impossibile.

E qui devo fare una confessione imbarazzante: io sono della banda. Ho partecipato alla sceneggiatura, insieme a Geppi Cucciari, uno dei momenti più felici della mia vita, gustando il suo ingegno e il suo umorismo, e la sua meravigliosa conoscenza delle cose sarde. E non mi sarei mai sognata di parlar bene di un’impresa in cui ero coinvolta.

Ma le ragazze di Confidenze, che sono più libere di me, mi hanno invitato a farlo, e mi ci sono buttata a pesce. Grazie, Zucca.

Confidenze