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Ma Milano, per fortuna, ha tante facce

A Milano, il primo maggio, non c'è solo la "guerriglia"

“Negozi, banche, auto in fiamme: Milano brucia nel giorno dell’Expo” (Huffingtonpost.it),“Guerriglia a Milano, un film già visto al G8 di Genova” (La Stampa.it), “No Expo corteo a Milano: guerriglia in cttà, scontri e devastazioni” (Corriere.it).

Sono solo alcuni tra i tanti titoli: in alcune zone di Milano ieri, primo maggio, si è scatenata una protesta cieca. Auto bruciate, vetrine rotte, feriti tra le forze dell’ordine. Purtroppo, pochi i manifestanti fermati. Abbiamo visto il bilancio in tivù e in rete, insieme al video del ragazzo (quante mamme vorrebbero averlo sotto le mani?) che dice “bella esperienza spaccare tutto”.

Eppure, Milano non è solo questo. Ieri ero qui, ci abito. E ho fatto un giro in centro, per vedere che aria tirava.

Pioveva, corso di Porta Vittoria semideserto, in Piazza della Scala i carabinieri lasciavano entrare solo gruppi organizzati di turisti, in Galleria Vittorio Emanuele, in Duomo, fuori dagli alberghi del centro tanti russi, asiatici, nordici, guida della città in mano, e l’aria curiosa di chi sta scoprendo un posto nuovo. Una domenica come tante, solo un po’ piovosa.

Tornata a casa, scopro che, a Cadorna e in altre zone della città, si è scatenato l’inferno.

«Ma come non hai sentito niente?» mi chiede mia figlia. No.

Perché, di fatto, l’informazione globale di cui godiamo, che fa sapere  tempo reale cosa accade, è sempre anche parziale. Così, atti di devastazione diventano subito guerriglia, la “Milano a ferro e fuoco” rimbalza ovunque.

E spiace ancora di più che oggi la protesta di pochi sia in prima pagina nei giornali di tutto il mondo.

Oscurando l’inaugurazione dell’Expo 2015,  la semplice “normalità” di tanti che non fa notizia,  ma anche il bell’esempio dei cittadini che, dopo i disordini, sono scesi nelle strade a pulire.

Perché Milano è soprattutto questo. E questa è la città in cui mi riconosco.

 

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