Maid, la miniserie Netflix che racconta l’abuso emotivo

Mondo
Ascolta la storia

Maid è la miniserie più vista di sempre su Netflix. La protagonista, Alex, è vittima di abuso emotivo e cerca una nuova vita per lei e sua figlia Maddy

 

“Mamma, ho sonno”.
“Tranquilla, tutto bene, dormi”.

Alex carica in macchina la figlia di due anni nel cuore della notte e scappa da casa sua. Non sa dove andare. Non ha un lavoro. Non ha soldi. Non ha nessuno di affidabile che possa ospitarla. È sola, sola con sua figlia. Dopo una notte in auto chiede aiuto ai servizi sociali.

“Il tuo modulo, potresti darmelo?”
“Sì”.
“La bambina in braccio è Maddy? Sei il tutore legale della bambina?”
“Sì”.
“Puoi dimostrarlo?”
“Posso mostrarle le mie smagliature”.

“Senti, al momento sei sotto l’effetto di droghe o alcool?”
“No”.
“Ne sei sicura? Perché sembri, diciamo, fatta”.
“Affatto, abbiamo passato la notte in auto, perciò…”

“Quindi sei senza tetto?”
“No, non direi così”.
“Allora hai una casa?”
“Io avevo una casa, ma ce ne siamo andate, il padre di Maddy beve molto e perde la ragione e prende a pugni le cose”.
“Ti prende a pugni?”
“No”.
“Prende a pugni Maddy?”
“No, solo che ieri sera è stato diverso e ho avuto paura”.

“L’hai denunciato alla polizia?”
“No”.
“Vuoi chiamarla ora? Non è troppo tardi”.
“Per dirgli che non mi picchia?”

“Ci sono dei rifugi per le vittime di violenza domestica, ma per prima cosa devi denunciare l’abuso”.
“Non ho subito abusi”.
“Ok, quindi secondo te non hai subito abusi e non sei senza tetto. Perché sei qui?”
“Non sappiamo dove dormire”.

“E tua madre? Abita da queste parti”.
“Preferirei dormire in auto”.
“E tuo padre?”
“La mia famiglia non è un opzione”.

“Al momento hai un lavoro?”
“No”.
“Sei andata in sei scuole superiori diverse”.
“Sì, mia madre si è trasferita spesso poi alla fine io ho preso il diploma nel 2016”.
“Università? Scuole tecniche?”
“Ero entrata al college, ma non ci sono andata”.

“Senti c’è qualcosa che sai fare, qualche abilità particolare?”
“No”.
“Va bene, mi servono due buste paga per metterti nella lista degli alloggi sovvenzionati, ma sappi che la lista d’attesa è lunga. Nel frattempo c’è una missione a St. Carmel, avranno letti disponibili”.
“Non posso portare Maddy lì”.
“Certo che puoi, porta un’insetticida e arriva presto”.

“Scusi, c’è qualcos’altro che potrebbe fare per noi, qui?”
“Sinceramente, senza un lavoro non posso fare niente”.
“Ok, lavorerei se potessi permettermi un asilo”.
“Beh, Maddy potrebbe andare in un asilo sovvenzionato quando tu avrai trovato un lavoro.

“Mi serve un lavoro per dimostrare che ho bisogno dell’asilo per poter avere un lavoro?”

“Sai una cosa, potresti provare qui?”
“Value Maids?”
“Un servizio di pulizia locale, il personale va e viene, provaci. Li informo io del tuo arrivo”.

“Sarebbe fantastico, grazie. Posso portare Maddy?”
“A un colloquio di lavoro?”

 

Inizia così Maid, la miniserie da 10 puntate più vista di sempre su Netflix. Siamo negli Stati Uniti, la burocrazia funziona in modo un po’ diverso rispetto alla nostra, ma rende bene l’idea di ciò che deve passare una donna che si trova in questa situazione. Alex vuole cambiare la sua vita e quella di sua figlia, inizia a lavorare come domestica, ma dovrà affrontare ancora mille difficoltà. Sua madre, interpretata da una straordinaria Andy MacDowell è un’artista che vive tra le nuvole, completamente inaffidabile, mentre il padre non fa parte della sua vita da molto tempo; andando avanti con le puntate scopriremo il perché. Il compagno di Alex, che è il papà di Maddy, non è una persona apparentemente cattiva, ma è un uomo profondamente disturbato e soprattutto è un alcolizzato. Non picchia Alex, ma la controlla, la svaluta, la isola, la insulta, la limita nella sua indipendenza. Quella psicologica è a tutti gli effetti violenza, ma è più difficile da riconoscere, da accettare e da denunciare. Alex verrà accolta in un centro antiviolenza e con il tempo capirà che sì, lei sta subendo abusi.

È importante riconoscere i segnali della violenza emotiva, conoscere i propri diritti. La serie ha un grande merito, quello di far capire – puntata dopo puntata – quanto sia complesso andare via da una situazione del genere e trovare un aiuto concreto, quanto sia importante dare supporto alle donne vittime di violenza, proteggendole, fornendo loro un luogo sicuro; perché se una donna denuncia e poi non sa dove andare, torna a casa. E questo non deve accadere.

 

Due riferimenti per informarsi, per chiedere aiuto in Italia:

– Il 1522 è un servizio pubblico promosso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le Pari Opportunità. Il numero, gratuito è attivo 24 h su 24, accoglie con operatrici specializzate le richieste di aiuto e sostegno delle vittime di violenza e stalking. Per avere aiuto o anche solo un consiglio chiama il 1522 (il numero è gratuito anche dai cellulari) oppure chatta direttamente dal sito con una operatrice. Info: www.1522.eu

– L’associazione D.i.Re riunisce in un unico progetto più di 84 organizzazioni di donne che affrontano il tema della violenza maschile sulle donne secondo l’ottica della differenza di genere. I Centri Antiviolenza sono luoghi in cui vengono accolte le donne che hanno subito violenza. Grazie all’accoglienza telefonica, ai colloqui personali, all’ospitalità in case rifugio e ai numerosi altri servizi offerti, le donne sono coadiuvate nel loro percorso di uscita dalla violenza. A questo link sono disponibili tutti i numeri di telefono dei centri antiviolenza D.i.Re, città per città in ordine alfabetico: www.direcontrolaviolenza.it/d-i-re-tutti-i-numeri-telefonici-dei-centri-antiviolenza/

 

Ci sarà una seconda stagione di Maid? Al momento non si hanno notizie certe, Netflix non ha confermato, non ha smentito. Ma se guardiamo al passato della piattaforma e pensiamo alla Regina di scacchi, altra miniserie Netflix che nonostante il successo clamoroso non ha mai avuto un seguito, forse la risposta è no. E, sinceramente, credo sia giusto così.

 

Foto: Maid-2021-Netflix

 

Confidenze