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Perché sia un Natale per tutti

È arrivato l’inverno e con il freddo si ripresenta il problema dei tanti senza tetto che non hanno un posto dove ripararsi e trovare un pasto caldo. Anche quest’anno  torna l’iniziativa “Aggiungi un posto a tavola” della Comunità di Sant’Egidio che nel 2020 aveva dovuto rinunciare a organizzare il consueto pranzo di Natale per i poveri nella chiesa Santa Maria a Trastevere a Roma, causa pandemia.

Quest’anno la Comunità vuole regalare il pranzo di Natale in presenza a 80.000 persone in tutta Italia, 240.000 nel mondo. Chi vuole può contribuire alla campagna #NatalePerTutti con un sms o una chiamata da rete fissa al numero 45586 fino al 27 dicembre.

Le persone indigenti nel nostro Paese sono aumentate in modo esponenziale nell’ultimo anno e mezzo, fa sapere la Comunità. Si tratta di uomini e donne, in prevalenza italiani con un’età compresa fra i 36 e i 50 anni, costretti per la prima volta a bussare alle porte della Comunità per chiedere aiuto. Si stima siano oltre 1 milione le persone scivolate sotto la soglia della povertà assoluta nel 2020, portando il numero totale a 5,6 milioni di individui, compreso 1 milione e 330.000 minori.

«Le ferite del Covid sono ancora aperte» dice Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, «la stagione di emergenza non si è conclusa e si può affrontare soltanto insieme. Bisogna superare l’inerzia e lo stordimento di questo periodo che ci ha provato: i cittadini e le istituzioni devono unirsi per una grande mobilitazione in favore di chi ha subito maggiormente le conseguenze economiche e sociali della pandemia. Le feste di Natale saranno l’occasione per aggiungere un posto a tavola e per non dimenticare chi ha bisogno».

Da marzo 2020 La Comunità di Sant’Egidio ha distribuito 1 milione di pasti e 500.000 pacchi alimentari, un numero più che triplicato. E sono sorti anche nuovi centri per la distribuzione di cibo in ben 30 città. Solo nella Capitale il numero delle strutture è passato da 3 a 28.

Ma non è solo la povertà alimentare a preoccupare, c’è quella abitativa e relazionale, la solitudine in cui sono costretti a vivere i senza tetto (quasi 50.000 in Italia). Per questo la Comunità ha ideato il co-housing, la possibilità di ridare casa a chi è senza fissa dimora, creando luoghi di convivenza con case messe a disposizione dalle istituzioni religiose. Solo a Roma ne usufruiscono 900 persone e in questi giorni di freddo hanno riaperto le porte Palazzo Migliori vicino a San Pietro, inaugurato nel 2019 da Papa Francesco come residenza per i senza tetto, la Villetta della Misericordia, la Chiesa del Buon Pastore e la Chiesa di San Callisto, tutte strutture messe a disposizione dalla Santa Sede.

E poi c’è l’hub vaccinale aperto nel cuore della Capitale per chi è invisibile al sistema sanitario nazionale e rischia di restare escluso dalla campagna di immunizzazione. Dal luglio scorso ha permesso di somministrare 13.000 dosi, garantendo la protezione dal virus a 8.000 persone.

Infine anche quest’anno la Comunità distribuisce gratuitamente la guida Dove che contiene indirizzi utili su dove dormire, mangiare e lavarsi. 274 pagine di luoghi e servizi: mense, dormitori, distribuzioni alimentari itineranti, centri di ascolto.

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