Psicologi e sciamani

Mondo
Ascolta la storia

Si avvicina la fine del'anno e tra previsioni astrologiche e premonizioni mi piace ricordare la figura dello sciamano

Psicologi o sciamani? Io preferisco i secondi. Quelli che attraverso la magia ti fanno scoprire senza indagare, quelli che ti fanno entrare nelle visioni invece di analizzarle. Il primo sciamano furono le fiabe che ci raccontavano da piccoli. Moltiplicavano i significati e ci assolvevano dalla dittatura del reale  (che le proibizioni volevano rendere univoco). La bella regina diventava una strega immonda, sotto la pelle d’asino si nascondeva una principessa, le tovaglie si imbandivano da sole, da un pezzo di legno usciva un burattino per correre libero nel mondo, dalla pancia del lupo saltavano fuori una nonna e un Cappuccetto Rosso, e Marcassin, il brutale principe cinghiale dal muso di porco nella fiaba di Madame d’Aulnoy, diventava un giovane bello e pieno di cortesia.

Era tutta una metamorfosi, i personaggi si sovrapponevano ai volti dei parenti o dei piccoli compagni, nel quotidiano rivelavano l’arcano. Ma anche la favola cattolica era una miniera di trasformazioni. Il diavolo prendeva tutte le forme, poteva scappar fuori dal fuoco del camino o da un gesto di disobbedienza, e fiammeggiava nella sua ardente malvagità, bello come il peccato.

Tutto era peccato, alla più piccola disobbedienza mi dicevano “Hai fatto piangere la Madonna!”. La Madonna stava sempre a piangere per colpa mia. Erano i beati tempi dell’immaginazione, prima che si diffondesse la perniciosa susperstizione  psicologico-psicoanalitica, la nefanda vulgata che ammazza la personalità più del ricatto cattolico, e ci lega negli schemi.

Una ragazza di 20 anni, figlia di un’amica, si è innamorata alla follia di uno di 60, e i genitori, comprensibilmente preoccupati, l’hanno mandata in cura da uno psicanalista freudiano, sperando la convincesse che il suo amore per l’anziano fosse solo una proiezione dell’occulto desiderio di possedere il padre. Ma la vita è più fantasiosa: lo psicanalista, un fior di giovanotto, s’è innamorato lui della paziente, e l’ha fatta innamorare,  e tutto ha preso un’altra strada perché la vita, come il sogno, ci sorprende.

Più che psicanalista ha fatto da sciamano. Lo sciamano ci mette in contatto col sovannaturale, e il sovrannaturale siamo noi, la nostra parte più nascosta, che non capiremo mai del tutto nemmeno in sette vite, ma spinge a una ricerca che è il nostro spirito vitale. Lo sciamano siamo noi, quando ci rifiutiamo di perdere la cognizione del mistero.

 

Confidenze