Se nasci donna…

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I dati del sondaggio di Fondazione Libellula sulla violenza di genere sul posto di lavoro

Se Nasci donna è il titolo della storia vera che trovate su Confidenze dove Martina, una giovane avvocato, racconta gli anni di umiliazioni e denigrazione subiti sul lavoro dal suo capo, un uomo la cui unica preoccupazione era non fare emergere il talento di Martina affinché non oscurasse il suo.

Purtroppo di situazioni lavorative così ce ne saranno a bizzeffe e le donne nel mondo del lavoro (quelle poche che riescono a tenersi un posto, nonostante le gravidanze e la crisi economica) devono destreggiarsi in una corsa a ostacoli fatta di tanti paletti non tutti proprio graditi.

Proprio per l’ 8 marzo arriva il survey L.E.I (lavoro, Equità Inclusione) condotto da Fondazione Libellula che promuove la cultura contro la violenza e la discriminazione di genere e riunisce un network di 150 aziende ispirate a principi di equità e inclusione.

Il sondaggio dal titolo già evocativo “Ti Tocca” è stato realizzato tra dicembre 2023 e gennaio 2024 su un campione di 11.201 donne lavoratrici, in una fascia di età che va dai 30 ai 60 anni.

I risultati sono abbastanza allarmanti: 7 su 10 hanno dichiarato di essere stata vittima sul luogo di lavoro di complimenti molesti, allusioni e osservazioni sul proprio corpo che le ha fatte sentire a disagio. E sempre il 70% ha ascoltato battute sessiste o volgari rivolte a loro o ad altre colleghe, specie se si trattava di giovani donne senza un partner stabile.

Ma non è tutto, il 40% delle intervistate ha subito contatti fisici indesiderati, palpatine, sfioramenti: come l’operaia che si è sentita dire dal titolare dell’impresa dove lavorava: “al mio paese si usa così è solo una toccatina, non vado oltre”. Ma per un altro 43% le avance sono state esplicite e indesiderate .

Rispetto al 2022, data di un analogo survey di Fondazione Libellula, i casi di molestie sul posto di lavoro sono aumentati dell’81 %. Non solo, una donna su due ha ammesso di modificare il proprio abbigliamento per non incorrere in commenti indesiderati.

Ma non è solo la violenza fisica o le molestie a preoccupare le donne sul lavoro, i temi più sentiti sono la disparità dei salari con i colleghi uomini a parità di ruoli, anzianità di servizio e competenze: nel 60% dei casi le donne guadagnano meno e la percezione piuttosto generalizzata che se una donna ha fatto carriera è perché ha usato la leva della seduzione e non per la sua bravura. Circola insomma l’idea che le donne siano meno brave degli uomini, abbiano meno competenze.

E poi c’è il capitolo maternità: il campione intervistato era composto per il 52% da donne con figli e per il 48% da donne senza. Ebbene 7 su 10 si sono viste rallentare il percorso di crescita per la maternità e l’84% delle madri con figli sotto i tre anni si è detta toccata dal gender gap. Ma non va meglio neppure alle dirigenti e alle imprenditrici che nel 51% dei casi hanno dichiarato di aver ricevuto proposte allusive come inviti a discutere di affari dopo cena.

Che fare di fronte a questi dati? Io un’idea ce l’avrei: fare rete, le donne devono essere più solidali tra loro, invece di ostacolarsi a vicenda sul posto di lavoro, devono isolare chi si comporta in modo scorretto nei loro confronti.

Va però detto a onor del vero che il mondo del lavoro non è tutto così.

Mentre assistevo alla presentazione di questi dati ripensavo ai 30 anni di lavoro nelle redazioni che ho alle spalle e devo dire che mi ritengo fortunata, pur avendo frequentato per molto tempo un settore prettamente maschile quale quello delle nuove tecnologie, non ho mai incontrato nessuno che mi abbia mancato di rispetto o messo più di tanto in imbarazzo. Questo non significa che non abbia toccato con mano il maschilismo sul posto di lavoro e un episodio tra tanti mi è rimasto impresso.

Durante un incontro di lavoro in cui dovevo intervistare alcuni rappresentanti di un’azienda di informatica venni invitata dal responsabile della pubblicità della mia testata (un signore di una certa età) a portare il caffè agli ospiti presenti (tutti uomini), ma ricordo anche lo sguardo imbarazzato della collega dell’ufficio stampa che colse al volo l’indelicatezza e con grande complicità si alzò ancora prima di me per darmi manforte. Come dicevo la solidarietà femminile aiuta in questi casi.

Concludo riportandovi cinque consigli di Fondazione Libellula su come prevenire e contrastare la violenza di genere sul posto di lavoro:

1. Chiedi che vengano attuati progetti di sensibilizzazione e formazione per tutto il personale su come riconoscere gli stereotipi e le discriminazioni che abbiamo interiorizzato e su come queste possano tramutarsi in micro-aggressioni più o meno consapevoli.

2. Informati su quali sono gli strumenti a disposizione in azienda: esiste una policy anti-molestie? È stata condivisa? C’è uno sportello o una Consigliera di Fiducia da poter contattare in caso di dubbio o segnalazione?

3. Fai sentire il tuo sostegno a una neo-mamma che ritorna al lavoro dopo il congedo di maternità, fai lo stesso con un neo-papà. Proponi un’attività per supportare la genitorialità condivisa.

4. Viviti come parte attiva del cambiamento: in alcune aziende, come quelle del Network Libellula, è possibile ricevere una formazione specifica su queste tematiche per diventare ambassador.

5. Contatta lo Sportello L.E.I. che Fondazione Libellula ha dedicato alle lavoratrici in cerca di ascolto e orientamento per casi di discriminazioni, molestie e violenze.

 

Confidenze