I segreti di New York di Corrado Augias

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Un saggio sulla Grande Mela, la città simbolo delle tante emigrazioni dove tutti hanno una storia di provenienza da proteggere e hanno bisogno di sentirsi riconosciuti

“Qualche anno fa lo scrittore francese Georges Perec scrisse (con Robert Bober) un libro su un’isoletta della baia di New York che si chiama Ellis Island e disse che, parlando di isole, non si potrebbe immaginare niente di più minuscolo. Eppure su quelle poche centinaia di metri quadrati si è consumato uno dei più intensi drammi della modernità perché Ellis Island è stata, a partire dal 1894, il collo di bottiglia attraverso il quale è dovuta passare la maggior parte di coloro che volevano mettere piede nel Nuovo mondo. Secondo Perec, «Ellis Island è stata una specie di fabbrica per la confezione di americani, un luogo per trasformare gli emigranti in immigrati, una fabbrica in stile americano, rapida ed efficiente come uno stabilimento per le salsicce di Chicago. Se infilava da una parte un irlandese o un ebreo ucraino o un italiano delle Puglie e dall’altra – dopo vaccinazione, disinfestazione, esame degli occhi e delle tasche – usciva un americano bell’e fatto».

Nel suo romanzo Ragtime, E.L. Doctorow mette in evidenza un altro aspetto di quell’isola: «La maggior parte degli immigranti provenivano dall’Italia e dall’Europa orientale. Venivano portati con delle lance a Ellis Island. Qui, in una specie di deposito umano curiosamente ornato, in mattoni rossi e pietra grigia, gli facevano la doccia, li etichettavano e li facevano aspettare seduti su panche dentro una specie di pollaio…».

Storie, luoghi e personaggi di una metropoli, così si completa il titolo del bellissimo saggio di Corrado Augias sull’ immensa e piccolissima New York. Premetto: la amo intensamente, non riesco a non andarci almeno una volta l’anno e non riesco, con una cadenza più ritmata, a non soffermarmi nella lettura o nell’ascolto di qualcosa scritto o raccontato dal giornalista romano.

Il brano con il quale ho aperto questo mio consiglio di lettura è tratto dal capitolo ‘Italiani come noi’ e l’ho scelto perché credo sia di grande attualità in queste settimane in cui il dibattito politico gira in modo vorticoso intorno alla questione migranti: ogni popolo lo è o lo è stato, ogni categoria inferiore anche di nazioni non del terzo mondo ha cercato una terra dove poter tentare un riscatto, ma soprattutto la carta della sopravvivenza. E nella valigia, insieme a pochi ricordi e quattro stracci, portiamo le nostre abitudini, le nostre peculiarità, non tutte positive. Augias ci ricorda che negli Stati Uniti abbiamo portato braccia forti che hanno contribuito a costruirlo ma anche, e questo non dobbiamo dimenticarlo mai, qualcosa che non ci fa onore e che non è una montatura: la mafia. C’è del bene e del male in ogni luogo, sia di partenza che di arrivo. Anche New York ha luci e ombre, città delle mille potenzialità e delle infinite solitudini, città narrata e città esaltata, porta d’oro e periferie in ombra.

New York non è solo Manhattan, non è il circuito della moda, dell’editoria e della finanza. New York è una cartina al tornasole delle peculiarità umane, immensa e vertiginosa, piccola se ricercata negli sguardi – ecco, a New York focalizzatevi sugli sguardi – di chi corre, corre, corre e sembra non vedere niente e nessuno, ma basta un attimo, un sorriso, una richiesta d’aiuto, e tutti si fermano. Tutti hanno una storia di provenienza da proteggere e riscattare, a New York. Tutti hanno il bisogno di raccontare e sentirsi riconosciuti.

È New York – nei colori variopinti del sud del globo di chi vive nel Queens, in quelli cupi del profondo Bronx, nella giovinezza di Brooklyn e nella chiusura dei condomini che insistono su Central Park – in tutto il mondo. Conoscerla, anche solo attraverso le pagine di un ottimo libro, è un buon modo per capire meglio cosa accade anche altrove, anche qui da noi, in questi giorni di arrivi senza approdo.

 

Corrado Augias, I segreti di New York, Mondadori

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