Sono regina della scarpetta (anche con il budino)

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Fare scarpetta prima che mi portino via il piatto per me è un must. E anche se il galateo non lo prevede, non c'è occasione in cui vi rinunci

Partendo dal fatto che sono una dormigliona patentata e che alla mattina mi tira giù dal letto solo l’idea della prima colazione, capirete che sono anche una gran mangiona. Tant’è che sul numero di Confidenze in edicola adesso mi sono letta subito Piatti da scarpetta, un articolo di ricette che navigano nel loro intingolo e che io adoro.

Non a caso, le mie paste affondano sempre nel pesto alla trapanese o nella crema di noci. Se cucino la carne, la accompagno rigorosamente con qualche salsina. E se decido per un’insalata, di certo ci butto dentro anche un bel pomodoro, in modo che il mix dei suoi semini con l’olio e l’aceto crei l’ambiente giusto per tuffarci il pane.

E pazienza se il galateo non lo prevede: per me tirare lucido il piatto significa far festa a quello che conteneva.

Non solo: convinta che “se scarpetta dev’essere, sia”, verso la fine dei pasti mi organizzo scientificamente per un’operazione di pulizia degna della più professionale delle imprese. Così, esordisco con la crosta di pane, ideale quando da tirare su c’è ancora tanto, per poi concentrarmi sulla mollica, fenomenale per raschiare gli ultimi residui.

E se in tavola vedo solo grissini? State tranquilli che non mi perdo d’animo: infatti li sbriciolo finemente nel rimasuglio di condimento, riducendoli in una polvere che si amalgama perfettamente con l’intingolo. Dopodiché, mi basta ricorrere alla forchetta (aiutata da un ennesimo grissino) per raccogliere la miscela dalla consistenza di un puré e il gioco è fatto: sulla superficie di ceramica non rimane traccia di nulla.

Sappiate, però, che la scarpetta per me non va destinata solo alle ricette salate, anzi. Decisa a raspare il sugo del primo, del secondo e del contorno, rimango determinata all’azione di recupero della più piccola particella di cibo anche al momento della frutta e del dolce.

Quindi, butto dei pezzettini di pane nel sughetto delle fragole e della macedonia (provate anche voi, l’effetto è quello di una deliziosa tartina alla marmellata), oppure li uso per rastrellare il budino scampato alla furia del cucchiaino.

Tutto questo, per due motivi. Il primo, perché come è ormai chiaro sono una scarpetta addicted e non farla sempre, comunque, ovunque e in qualsiasi occasione mi sembra uno spreco. Il secondo, invece, è che pur amando da pazzi i dolci, preferisco finire i pasti con qualcosa di salato (e un pezzo di pane è perfetto come conclusione).

Morale, se mi chiedessero qual è il mio menù ideale non avrei dubbi: inizierei con un’insalata russa ricca di maionese come antipasto. Proseguirei con un  piatto di spaghetti ridondanti di pomodoro. Mi butterei, poi, su un vitello tuffato in una badilata di salsa tonnata e sui peperoni al forno (che rilasciano un olio leggermente denso troppo delizioso), per finire con un doveroso tiramisù. Che tirerei su fino all’ultimissimo, sfruttando l’unico bocconcino di mollica non utilizzato per le scarpette precedenti.

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