Il clochard sotto i portici del supermercato

Mondo
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il clochard che incontro la sera quando vado a fare la spesa mi aiuta a ridimensionare problemi e tristezze, la sua è una lezione di vita.

La sera quando torno tardi dal lavoro e mi capita di andare al supermercato sotto casa per prendere il pane e il latte, prima che chiuda alle 20.30, mi imbatto sovente nella stessa scena. Un uomo di età incerta, ma direi sui quaranta, di nazionalità italiana, si appresta a prendere posto sotto i portici, a fianco di una farmacia, e a stendere il suo giaciglio per la notte.

Tra le siepi confinanti che delimitano l’area, nasconde un grosso sacco nero della spazzatura con dentro l’occorrente per la notte: una trapunta a fiori che qualche pia mano gli ha allungato, un materassino di gommapiuma, un cuscino e altri indumenti. La scena è sempre a stessa tutte le sere perché quell’uomo ormai ha eletto quell’angolo di strada a sua dimora.

I soliti vicini di casa bene informati mi hanno detto che non è uno dei soliti stranieri sbarcati nell’ultimo anno, che parla italiano correttamente e che dopo essere stato trovato nelle notti d’inverno a dormire nell’androne dei box o nelle cantine dei nostri palazzi, ha scelto di non dare più fastidio ai condomini e di trasferirsi a dormire all’aperto.

Ora con l’estate ha gioco facile, ma quest’inverno mi capitava spesso di passare davanti al suo giaciglio e di vederlo seppellito da coperte e trapunte, dormire già alle otto sera. Qualcuno gli aveva lasciato di fianco una bottiglia di acqua o un sacco di biscotti, forse pietosamente estratti dal sacchetto della spesa all’ultimo momento.

La solidarietà di quartiere a volte fa più miracoli di tante politiche sul welfare sociale.

Per me quello sconosciuto è diventato un monito, quando voglio fare un sano bagno di realismo e ridimensiore i miei problemi o le mie tristezze penso a lui e mi dico che in fondo ci vuole poco per ridursi così: un matrimonio sbagliato, l’azienda per cui lavori che viene acquisita da un’altra più grande e che ti lascia a casa, una concatenazione di eventi sfavorevoli che capovolgono la tua vita.

E allora perchè mio figlio abbia chiaro come sia facile perdersi, quando andiamo insieme a fare la spesa voglio sempre che sia lui a dare una moneta a quel signore, perché bisogna sapere guardare negli occhi anche la miseria.

Lui prima sbuffava e come tanti altri quattordicenni poco sensibili ai problemi degli altri, mi bisbigliava indispettito «… ma non puoi dargliela tu, la moneta?» adesso il gesto gli viene spontaneo. Il sorriso che ha ricevuto in cambio deve averlo fatto riflettere e aperto il cuore.

L’indifferenza uccide più dell’indigenza.

Per questo vi invito a leggere su Confidenze la storia raccolta da Laura Gaggianesi L’amica sconosciuta, l’ho trovata in qualche modo terapeutica, quasi quanto la mia passeggiata sotto i portici davanti al chochard del supermercato.

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