Tatuaggi? No, grazie

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Ema Stokholma su Confidenze dice che si pente di avere fatto i tatuaggi, e io trovo conferma alla mia teoria.

Vedo lo strillo di copertina dell’ultimo numero di Confidenze, dove la protagonista, Ema Stokholma dice: «C’è una sola cosa di cui mi pento i tatuaggi, vorrei toglierli tutti».

Confesso che a leggerlo ho tirato un sospiro di sollievo e mi sono detta: meno male che c’è una ragazza giovane che lo dice. Allora non sono la sola a ritenerli un vero sfregio al nostro corpo.

Da sempre contraria ai tatuaggi, ho dovuto adeguarmi agli usi e costumi dei tempi, dandomi spesso della retrograda per non avere mai sentito quel feeling, quel guizzo di follia che ti spinge a incidere la pelle in modo irreversibile.

Eppure sono contornata da amiche che timidamente negli anni sono apparse chi con tatuata una catenella all’avambraccio chi con la classica rosa alla caviglia e chi con una bella poesia di Thomas Eliot incisa sul fianco, e che davanti alla mia ritrosia hanno sempre detto che il tatuaggio per loro era un modo di celebrare qualcosa (un grande amore, scelta impavida se poi le cose vanno male) la nascita di un figlio (ma non abbiamo già sofferto abbastanza con il parto??) o un momento irripetibile della vita.

Ma io ricordo ancora quando a 15 anni un’amica di mia sorella si fece fare uno dei primi tatuaggi (allora non era necessario il consenso dei genitori se si era minorenni) e sua mamma la spedì subito a farselo rimuovere. La cosa mi impressionò a tal punto che decisi fosse meglio neanche provarci a farmeli piacere.

Eppure oggi 7 milioni di italiani hanno almeno un tatuaggio, sono il 13% della popolazione, mica pochi. E dietro al mondo del tatto si nasconde un vero e proprio universo fatto di artisti e disegni, celebrità dell’inchiostro,  mode e tendenze, perché c’è anche chi non lascia libero neppure un centimetro di pelle.

Gli psicologi in questi anni si sono sbizzarriti a cercare un perché a questa moda che ormai dura da parecchi lustri: è un modo per comunicare la propria identità, segnala l’appartenenza a un gruppo (si pensi alle tribù indigene); aiuta a superare momenti spiacevoli e infine è sicuramente un modo per comunicare qualcosa di noi.

Ora leggere che una giovane deejay e attrice abbia deciso di cancellarli è una conferma di quanto ho sempre pensato: se con il tempo si cambiano gusti come la mettiamo? È più facile cambiare fidanzato che liberarsi da un tatuaggio…

“Ho iniziato da ragazza, quando erano di moda, mi facevano sentire speciale, ma era sbagliatissimo” dice Ema Stokholma. “Ora li odio e vorrei cancellarli tutti. Ecco perché dico a tutti: ricordate che crescendo i gusti cambiano”.

E poi la pelle invecchia, aggiungerei io, e ritrovarsi a 70 anni con un tatuaggio sulla cute avvizzita non è un bel vedere. Per non parlare dei rischi di infezione che spesso comporta l’incisione della cute e di altre complicazioni che colpiscono il sistema immunitario.

Siamo in estate e le spiagge si riempiono di giovani tatuati e meno giovani, io quando li vedo mi viene sempre in mente la famosa frase che Vittorio Sgarbi riservò alla bella Eleonoire Casalegno, ai tempi della loro relazione: «Era una Venere… poi si è coperta di tatuaggi…».

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