di Maria Rita Parsi
Caro “nuovo Papa” ancora sconosciuto, ti auguro un proficuo pontificato e, insieme a te, vorrei riflettere sui tuoi predecessori. Sette sono i Papi che, da quando sono nata, hanno accompagnato la mia vita spirituale e sostenuto il mio bisogno di trovare nella fede cristiana la speranza di aspirare al Bene e la possibilità di reagire al Male.
A partire da Papa Pio XII, a cui mia madre era devota perché era riuscito a tenere a bada la follia di Adolf Hitler. Poi, quando è salito al soglio pontificio Papa Giovanni XXIII, nel 1958, abbiamo avuto modo di riflettere sull’enciclica Pacem in terris, che ancora oggi è ricordata come il meraviglioso invito del “Papa buono” a cambiare le sorti del mondo trovando percorsi di pace.
L’eredità raccolta da Paolo VI, venuto dopo Giovanni XXIII nel 1963, è proprio la necessità di donare al mondo la pace, cercando di dare esempi di riconciliazione attraverso incontri con le personalità spirituali e governative del Pianeta. Da giovane, poi, sono rimasta molto colpita dal dolore che San Paolo VI ha mostrato per la morte di Aldo Moro. Erano anni di lotte, ribellioni sociali, culturali, politiche e la fede cristiana doveva misurarsi con ingenti cambiamenti. Uno l’ha accennato Papa Albino Luciani che, nel 1978, nei soli 33 giorni del suo governo della Chiesa, non solo ha mostrato una sorridente e sincera empatia nei confronti di tutti, ma ha anche avuto modo di affermare: «Dio è papà. Più ancora è madre». La sua è stata una splendida dichiarazione in grado di valorizzare la maternità e il femminile.
Oggi, di fronte ai tanti femminicidi (addirittura in aumento dopo il Covid), ripenso spesso a quelle parole. E mi torna in mente anche il successore di Papa Luciani, ovvero Carol Wojtyla, il Pontefice dell’Est per il quale tante cose sono cambiate sia in politica (a partire dalla caduta del muro di Berlino) che nella Chiesa. Ho molto amato questo Papa che, anche dopo l’attentato che ha subìto nel 1981, non si è mai arreso alla paura. Papa Wojtyla non ha mai tremato, neanche quando ha usato dure parole contro i mafiosi. Dopo di lui, nel 2005, è arrivato un Papa tedesco. Benedetto XVI, dal quale ho imparato due cose: approfondire l’attualità della dottrina della Chiesa cattolica e considerare umano il Papa. Al punto di scegliere il ritiro di fronte all’impossibilità di governare in piena efficienza, appunto come ha fatto Benedetto XVI. Dalle sue emerite dimissioni prende corpo il pontificato di Papa Francesco, dal quale ho tanto appreso e la cui attenzione per l’Universo, in particolare per i bambini, ha rinforzato il mio personale impegno nella Fondazione Movimento Bambino Onlus. Una frase del pontefice è diventata la mia quotidiana preghiera: «Abbiate il coraggio di sostituire la paura con i sogni. Non siate amministratori di paure ma imprenditori di sogni». Grazie Francesco e benvenuto al nuovo Vescovo di Roma!●
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