Una carezza d’amore

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Il tumore al seno può colpire anche gli uomini e non solo le donne. Leggi la storia di Stefano Saldarelli

È stata mia moglie a sentire un nodulo sul mio petto e a spingermi a fare un controllo. Così ho scoperto che il cancro al seno può colpire gli uomini. E ora mi batto per la prevenzione 

storia vera di Stefano Saldarelli raccolta da Federico Toro 

Mi sono chiesto molte volte: perché proprio io? Ho cercato di trovare una risposta a tutti i miei quesiti. Con il tempo ho compreso l’inutilità di certe domande. Forse, non esiste un responso chiaro e alcuni “perché” devono rimanere tali. Il mistero della vita.

È il 17 agosto 2017. Una calda sera d’estate. Abbiamo appena cenato e mentre mia moglie è occupata a sbrigare alcune faccende in cucina, io continuo a guardare la televisione. A un tratto, le sue mani sulle mie spalle. È piacevole il contatto, oltretutto indosso una maglietta leggerissima che rende agevole il massaggio. Le sue mani, lentamente, scendono verso i pettorali. Cosa succede? Perché Antonella indugia sul pettorale sinistro?

«Stefano, c’è qualcosa che non mi piace».

Subito mi prende la mano e la posiziona su un punto ben preciso. In effetti, avverto una specie di nodulo.

«Domani mattina, vai a farti un’ecografia» mi dice perentoria.

Domani si parte per le vacanze e non ho intenzione di sottopormi a un esame.

Ma Antonella non ammette repliche e così, il giorno seguente, con l’auto carica di bagagli vado a fare il benedetto esame in un istituto privato. Paura? Timori? Assolutamente no. Conduco una vita sana, non bevo, non fumo, mi alleno in palestra e di rado assumo medicinali. Cosa sarà mai? Un accumulo di grasso?

L’esito dell’esame è un susseguirsi di “forse”, “chissà”, “può darsi”… insomma, ci vogliono ulteriori indagini, e infatti dopo le vacanze arriva la doccia fredda: «Devi prendere un appuntamento con il senologo» dice il mio medico dopo aver visto l’esito dell’ecografia. Cosa c’entro io con il senologo? Ho sempre pensato di avere dei pettorali non un seno.

Quella mattina, con una certa dose di incredulità, mi reco presso la struttura ambulatoriale e mai potrò dimenticare la scena. Entrando in sala d’attesa vengo catapultato in un ambiente per la maggior parte femminile. Mi sento osservato… giustamente. Mi siedo e pur non volendo vengo assorbito dai loro discorsi. Con naturalezza e consapevolezza queste donne meravigliose si scambiano le loro esperienze pregresse, conversano su argomenti delicati con una grande forza e tenacia.

Arriva il mio turno. Devo essere sottoposto a una biopsia, il medico mi dice di stare tranquillo, sentirò un po’ di dolore e mi dà appuntamento dopo un mese per l’esito dell’esame. La mattina del 15 novembre ricevo una telefonata dal Centro di Prevenzione Oncologica “Eliana Martini” di Prato. Antonella e io ci rechiamo presso la struttura, l’esame istologico non lascia alternative, bisogna operare per rimuovere il tessuto. Antonella ammutolisce, io continuo a pensare positivo: «Sarà un taglietto per asportare una cisti di grasso o giù di lì». Se devo subire l’intervento dovrò organizzarmi con il lavoro.

Il 5 dicembre arriva puntuale. Antonella mi accompagna tenendomi per mano fino alla stanza, poi viene fatta uscire. Vengo trasportato in sala operatoria dove la voce dell’anestesista mi informa: «Procederemo con anestesia locale: se non c’è nulla, stasera torni a casa. Altrimenti faremo l’anestesia totale».

Il campione prelevato viene analizzato, il responso non è dei migliori. Ricordo gli occhi del chirurgo che incrociano i miei. Mi afferra affettuosamente le guance e sussurra: «Mi dispiace, ma dobbiamo continuare».

Mi ritrovo il respiratore sul volto. Faccio due respiri e cala il sipario.

Mi sveglio in una stanza molto ampia, parcheggiato tra tanti. Sono lucido e mi chiedo perché sono qui, voglio tornare a casa. Entrano mia moglie e mia sorella. Antonella sa tutto, io devo ancora razionalizzare. Solo qualche giorno dopo abbiamo la carta d’identità del nodulo, ora, ha un nome ben preciso che al solo pronunciarlo incute paura: carcinoma mammario.

Dopo l’intervento è scattata dentro di me una rabbia feroce, mi sentivo tradito, ingannato. Sì, il cancro al seno può colpire anche gli uomini. E allora perché se ne sa così poco? Perché non abbiamo informazioni più dettagliate? Si parla spesso di prevenzione al femminile, di raccolte fondi, di fiocchi rosa. E per quanto riguarda l’uomo? Possiamo essere colpiti anche noi e se in famiglia ci sono stati casi di tumore al seno, è importante che anche i figli di chi l’ha avuto, che siano donne o uomini, si sottopongano a visite di controllo.

Il mio percorso non è concluso. Per scongiurare rischi devo iniziare dei cicli di chemioterapia. Ancora una volta non mi capacito. Sempre supportato amorevolmente da mia moglie, inizio la terapia. Mi raso i capelli, non voglio trovarli la mattina sul cuscino. Antonella mi è sempre accanto e al termine di ogni seduta mi fa trovare un piccolo regalo, che per me rappresenta un gesto immenso d’amore: 12 pensierini per sancire con positività ogni fine ciclo della chemio. Proprio durante la terapia, comprendo di dover fare qualcosa, devo dare un senso a tutto questo. Desidero realizzare delle foto per esibire la cicatrice al seno, deve emergere la rabbia e la voglia di far sapere a tutti che “il cancro al seno non è solo roba da femmine”. Grazie a un amico fotografo effettuo alcuni scatti.

Creo il manifesto che poi diventa la copertina del libro. Nel mio blog parlo di quanto mi sta accadendo. Di lì a poco la mia storia diventa virale. Scopro che ci sono persone che in silenzio vivono il problema. Mi scrivono in modo particolare donne e mi raccontano dei loro fratelli, mariti, padri che stanno affrontando la triste situazione.

Sono trascorsi ormai quattro anni da quella sera. Per tanto tempo non ho voluto mostrare in pubblico la cicatrice. Nell’intimità non riuscivo ancora ad accettare questa asimmetria, disarmonia. Forse, dovevo prima smaltire la rabbia. Ora invece sento che la cicatrice fa parte di me, della mia lunga battaglia. Da questa esperienza ho compreso quanto sia importante vivere l’attimo. All’improvviso, l’esistenza ti sconvolge ma nello stesso tempo ti avvolge. Combatti la malattia ma ti concentri anche sul tuo percorso, su ciò che ti aspetta domani. E pensi agli abbracci, ai baci, alle carezze che devi ancora ricevere… Soprattutto quelle che ti salvano la vita.

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