Whatsapp: urge una selezione

Mondo
Ascolta la storia

Fino a qualche giorno fa mi sembravano la manna dal cielo. Mentre adesso tanti Whatsapp non li apro neanche più

Fino all’8 marzo scorso, giorno in cui è iniziato ufficialmente il mio isolamento dal mondo esterno, quando alla mattina accendevo il cellulare sapevo che al massimo avrei trovato due Whatsapp. Uno divertente dell’amico Franco. E uno della mia mamma che mi ricordava il compleanno di qualcuno, ignara del fatto che Facebook me l’avrebbe comunque segnalato qualche ora dopo.

Dal 9 marzo 2020, invece, tutto è cambiato: perché il traffico sullo smartphone è cresciuto alla stessa fulminea velocità con cui è diminuito quello delle macchine in strada. E come tutti, a un certo punto anch’io mi sono ritrovata a leggere amene vignette e a guardare buffi filmatini avidamente, in un silenzio rotto soltanto dalle angoscianti sirene delle ambulanze e dai rasserenanti beep del telefonino.

Sì, perché nei giorni in cui ancora credevamo (o speravamo?) che il corona virus fosse una semplice influenza sopravvalutata, barzellette e canzoncine ci facevano già bene. Ma il loro effetto balsamico si è amplificato con il gonfiarsi della drammaticità delle notizie comunicate dalla televisione.

Il momento esatto non lo ricordo (anche perché i tempi di questi tempi sono molto confusi), ma sono sicura che ce n’è stato uno in cui ho iniziato ad aspettare i messaggi dall’esterno come la manna dal cielo. E quando arrivavano, numerosi e puntuali, in un nano-secondo li condividevo tutti quanti con l’entusiasmo di un bambino che mostra la sua bicicletta nuova.

Nel proseguo della detenzione forzata (e del conseguente scoramento), però, tanta foga si è placata. Quindi, sono iniziate la selezione degli invii e quella della visione delle missive. Nel senso che adesso apro raramente i film che durano oltre i due minuti. E agli amici mando solo i pochi che mi piacciono davvero.

Perché se fino a ieri ammiravo sempre e comunque la creatività, la fantasia e l’ironia geniale di chi inventa queste piccole opere, oggi le giudico con maggiore lucidità. Cioè, con il rigore di una professorina severa e puntigliosa.

Questo non significa (spero) che io sia prossima allo sclero da galeotta. Semplicemente, penso che il troppo stroppia. E che il ritmo di almeno una cinquantina di barzellette al giorno avrebbe probabilmente annoiato anche Gino Bramieri.

Detto ciò, sono convinta che tra tutte le cose che ho ricevuto, ci siano dei veri capolavori. Di comicità, nel caso dei filmati con un Giuseppe Conte sempre più vecchio che ci chiede ancora qualche giorno di isolamento, o del bambino che diventa adulto nella sua cameretta. Di inventiva, che ridonda negli spot degli sportivi outdoor obbligati ad allenarsi indoor (quelli sullo sci sono esilaranti). Di sentimento, che trasuda nei video musicali. E di simpatia esagerata, nelle canzoni famose doppiate con parole su questo maledettissimo corona virus.

Ecco, tutti questi continuano a piacermi da pazzi. Quindi, se sapete che ho il vostro numero di telefono fate attenzione: che vogliate o no, io continuerò imperterrita a inviarveli!

Confidenze