La moda delle diete “senza”

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Cresce la diffusione di diete che eliminano intere categorie di alimenti. Sono l’espressione di un modo semplicistico e sbagliato di considerare il cibo, che in più espone a rischi e mortifica il piacere

Vanno per la maggiore le diete “senza”: regimi alimentari che depennano specifiche sostanze o addirittura intere categorie di cibi, ritenuti intrinsecamente pericolosi per la salute. La logica dell’esclusione tende a prevalere sulla varietà e diete punitive conquistano popolarità, con i mezzi di comunicazione a fare spesso da acritica cassa di risonanza dei loro supposti benefici.

 

Cresce così il numero di coloro che si ostinano ad acquistare solo prodotti gluten free, malgrado non soffrano di celiachia, perché si è diffusa la convinzione che il glutine, un complesso proteico presente nel grano e in altri cereali, sia nocivo per definizione.

 

I fanatici della linea si attengono a diete senza grassi o a quelle con pochi carboidrati anche nelle occasioni speciali, mentre nell’alimentazione di tanti nuovi cultori del salutismo mancano del tutto le proteine animali.

 

C’è chi ha bandito a vita latte e derivati senza essere sfiorato dall’intolleranza al lattosio, foltissime sono le schiere di quelli che hanno abolito la carne sull’onda di una campagna di disinformazione che associa tout court il consumo della costoletta al rischio di cancro e anche il pesce finisce con l’essere troppe volte criminalizzato in blocco, per colpa dei metalli pesanti che si accumulerebbero nelle sue carni. Persino le uova faticano a ritrovare il loro posto a tavola: ancora risentono della congettura che le voleva responsabili di danni cardiovascolari, e pazienza se la ricerca scientifica le ha da tempo completamente riabilitate.

 

Demonizzare un nutriente o un alimento offre una scorciatoia tranquillizzante. Escludi il “nemico” e hai l’illusione di aver già fatto la tua parte per schivare tante malattie, rallentare l’invecchiamento, allungare l’aspettativa di vita. Se però è vero che alcuni cibi sono più salutari di altri, la realtà è sfaccettata e non si lascia domare dalla divisione netta tra buoni e cattivi.

 

L’operazione che riconduce l’origine di ogni male a certi cibi seduce proprio perché promette di gestire con una ricetta tanto semplice da rasentare il semplicismo una questione complessa, com’è quella della salute.

 

La presunta soluzione può persino fare danni. Rinunce drastiche e regole assolutistiche hanno molteplici ricadute negative e, mentre soffocano il piacere che si intreccia al rito del mangiare, espongono al rischio di carenze di nutrienti anche gravi.

 

Le diete “senza”, indispensabili in alcune patologie, sono negli altri casi una scappatoia che ci esonera dalla responsabilità di decidere consapevolmente come regolarci ogni giorno a tavola e impongono eccessi ed estremismi che con la salute hanno poco o nulla a che fare.

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