La prima volta che ho visto davvero la sarcopenia non era su un libro di medicina. Era davanti a me, seduta nel mio studio. Una donna di poco più di settant’anni, magra, curata, apparentemente in salute. Gli esami non raccontavano nulla di drammatico. Eppure, bastavano due gradini per metterla in difficoltà. “Dottore, ho paura di cadere.” Non stava parlando di un dolore. Stava parlando di una perdita di sicurezza. È così che la sarcopenia entra nella vita delle persone: in silenzio.
Con il termine sarcopenia si indica la perdita progressiva di massa e forza muscolare. Detta in questo modo sembra quasi una conseguenza naturale dell’età, qualcosa di inevitabile. Invece non lo è, o comunque non del tutto. Il problema non è solo avere meno muscoli, ma avere muscoli che funzionano peggio: meno reattivi, meno stabili, meno protettivi. Questo processo inizia molto prima della vecchiaia, spesso già dopo i cinquant’anni, soprattutto nelle donne, complice la menopausa, la riduzione degli estrogeni, la sedentarietà e anni di diete restrittive.
La sarcopenia è molto più diffusa di quanto si pensi: dopo i sessant’anni, già una persona su tre ne presenta i segni. Ma la vediamo anche in persone apparentemente normopeso e persino in sovrappeso. Il numero sulla bilancia può rassicurare, ma il corpo racconta un’altra storia.
Il punto critico è che la sarcopenia è uno dei principali motori della fragilità. Non la fragilità emotiva, ma quella fisica, che cambia il modo di stare nel mondo. Perdita di muscolo significa perdita di forza reale, di stabilità, di sicurezza nella vita quotidiana. Meno forza porta infatti a muoversi meno e muoversi meno peggiora equilibrio e coordinazione: il rischio di cadere, di fratturarsi, di perdere autonomia aumenta. Ogni piccolo evento accelera il successivo. Il muscolo, infatti, non serve solo per il movimento: è un organo che protegge ossa, cuore, metabolismo e persino la capacità di recuperare dopo una malattia.
La buona notizia è che tutto questo si può prevenire e in parte anche invertire. Ma serve un urgente cambio di mentalità. Mangiare “leggero” non basta, anzi spesso è parte del problema. Il muscolo ha bisogno di proteine adeguate, in buona quantità e pure distribuite nella giornata, non concentrate in un unico pasto. Ha bisogno di essere usato, stimolato, messo alla prova. Camminare è salutare, ma non è sufficiente: senza un minimo di lavoro contro resistenza, il muscolo si spegne lentamente.
Un errore molto comune, soprattutto nelle donne, è associare la salute al dimagrimento a tutti i costi. Ma dimagrire senza proteggere il muscolo significa diventare più fragili, non più sani. Recuperare forza dopo i sessant’anni è possibile, ma è ben più difficile che prevenirne la perdita.
La sarcopenia non fa rumore, non manda segnali evidenti. Si manifesta come insicurezza, stanchezza, paura di cadere, rinuncia a fare certe cose. Evitarla significa difendere la propria autonomia, la propria libertà di movimento, la qualità della vita negli anni che contano di più. Il muscolo non è un dettaglio estetico. È una riserva di salute. Che va costruita, e protetta, prima che venga a mancare.
















