Francesca Barra: «Nella mia vita complicata mi sento felice»

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La giornalista racconta la sua vita felicemente complicata e piena d’amore, con un marito attore (Claudio Santamaria), quattro figli, due cani, due programmi tivù, un libro uscito da poco e, come se non bastasse, un trasloco in vista

Francesca Barra ci racconta la sua vita felicemente complicata e piena d’amore, con un marito attore (Claudio Santamaria), quattro figli, due cani, due programmi tivù, un libro uscito da poco e, come se non bastasse, un trasloco in vista.Che momento è della tua vita?

«Bellissimo, pieno di creatività. Ho una vita complicata, ma mi sento serena. A casa circola una forte energia, la mia famiglia è comprensiva, abituata ai cambi di programma. Per esempio, a settembre stavamo finalmente andando al mare quando mi è arrivata una telefonata: “Torna, perché devi condurre 4 di sera weekend (su Rete 4). Le bambine hanno detto subito: “Non andiamo più in vacanza vero?”. Sono brave. E non si lamentano perché compenso in altri modi. Faccio sempre qualcosa con loro prima di andare al lavoro».

Conduci 4 di sera weekend con Roberto Poletti. Che rapporto avete?

«Sono cresciuta in una famiglia che aveva idee opposte alle mie, ho imparato l’arte del confronto. Con Poletti a volte “bisticciamo” in onda, ma siamo amici. Sono andata al compleanno di suo marito e lui è venuto al mio».

Farete anche una versione estiva del programma?

«Ancora non lo sappiamo. Ne sarei contenta, amo il gruppo di lavoro. Le vacanze mi mancano, ma per noi sono complicate: è difficile per me e Claudio essere liberi contemporaneamente. Ogni tanto, però, ci regaliamo dei momenti di avventura».

Hai quattro figli: Renato (19 anni), Emma Angelina (12), Greta (9), nati dal primo matrimonio. E Atena (3), avuta da Claudio. Ti seguono in televisione?

«Sì, certo. Un giorno Atena ha chiesto: “Cosa ci fa papà in tivù? Lui va solo in palestra”. È convinta che quello sia il mio mestiere e non capisce cosa faccia esattamente Claudio».

Come riesci a organizzarti?

«L’impegno è più che altro mentale, perché tutti hanno bisogno di me. Però, sentirmi indispensabile è quello che avevo sempre desiderato nella vita. Perciò pedalo».

Dal 19 maggio sei in seconda serata su La5 (e Mediaset Infinity), con Storie non ordinarie di famiglie. Vicende insolite di persone comuni. Come le hai scelte?

«Ho selezionato fatti diversi, che potessero essere emblematici: dalla coppia omosessuale che realizza il sogno di un figlio, alla donna (Monica Marchioni), il cui figlio ha avvelenato lei e il patrigno, al dramma di Pasquale Guadagno, orfano di femminicidio».

La storia di Pasquale l’hai anche narrata in un libro scritto con lui, uscito da poco (Figli di nessuno, Rizzoli). Chi aiuta questi ragazzi?

«Nessuno, solo da poco sono nate alcune associazioni. Pasquale ora ha 28 anni e racconta come lui e la sorella si siano sentiti abbandonati, anche economicamente».

Perché tanti uomini uccidono le donne?

«C’è una cultura del possesso che impedisce di accettare i no. E quando le famiglie non sanno educare, dovrebbero subentrare scuola e comunità. Spesso le violenze sono note ai vicini, ma la gente si gira dall’altra parte».

Anche la tua è una famiglia diversa, se non altro perché numerosa. È vero che hai accolto anche un ragazzo egiziano?

«Sì. Ho conosciuto Remon tempo fa e su di lui ho scritto il libro Il mare nasconde le stelle (Garzanti). È arrivato con un barcone a 14 anni (ora ne ha 25), in fuga perché cristiano. Da qualche tempo vive con noi, ha studiato e da poco si è laureato. È bravissimo e per Atena è come un fratello».

Come definiresti la tua famiglia?

«Le mie figlie dicono che siamo una famiglia ohana, un termine hawaiano che significa “famiglia in cui ci si ama”. È quello che sognavo: un luogo dove ci si “nutre” sempre di qualcosa. Siamo anche allegri e rumorosi. Chissà con il trasloco che confusione! Abbiamo deciso di cambiare casa perché vogliamo avere uno spazio esterno».

Atena, l’ultima nata, è la cocca di casa?

«Non potrebbe essere diversamente. È simpatica, determinata e parla tantissimo. Fisicamente è la copia del papà».

I tuoi figli hanno età diverse. Riesci a dare ascolto a ognuno di loro?

«L’altra sera sono tornata stanchissima, sognavo un bicchiere di vino. Dormivano tutti, ma appena mi sono seduta è arrivato Renato: “Mamma, parliamo?”. Certo che sì. I figli sono una nostra responsabilità, sempre, anche se siamo stanchi».

Avete una precisa divisione dei compiti?

«Io cucino, le bambine aiutano, i cani si portano fuori a turno. Tra le mie figlie c’è una sorellanza speciale, si amano».

Dai loro norme inderogabili?

«Diciamo che a tavola non ammetto il cellulare e la regola è che si cena tutti insieme. Dopodiché, non potrei perdonare la mancanza di rispetto e neppure le menzogne».

Da ragazza te la immaginavi così la tua famiglia?

«Sognavo di essere come la Jo di Piccole donne. Volevo diventare scrittrice, avere sei figli e fare un musical. E ho realizzato quasi tutto. Adesso, poi, canto con Claudio. Lui è più bravo a improvvisare e sa suonare qualsiasi strumento. Io, però, canto anche la lirica».

Ritrovare Claudio, che avevi conosciuto da giovanissima, è stata la chiave della tua felicità?

«Sì, era il mio destino, il mio inevitabile. Non avevo davvero idea di cosa fossero la felicità e il sentirsi amati prima di rincontrarlo. Si è dichiarato lui ed è ovvio che non potevo restare indifferente».

Ogni tanto litigate?

«Sempre e urliamo anche! Ma abbiamo una capacità di recupero unica: dopo due minuti è tutto passato».

Il complimento più bello che ti fa lui?

«Mi sopravvaluta: appena sveglia e senza trucco, mi dice che sono bellissima. L’unica imposizione? Mi ha fatto giurare che non ricorrerò mai alla chirurgia estetica».

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Intervista di M. G. Sozzi pubblicata su Confidenze 22/2025

 

 

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