Natasha Stefanenko e Luca Sabbioni: «I nostri 30 anni, mano nella mano»

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La moda li ha fatti incontrare. L’amore li ha uniti per la vita. Quest’anno festeggeranno i 30 anni di matrimonio: Natasha Stefanenko e il marito, Luca Sabbioni, ci raccontano tutto.

La moda li ha fatti incontrare. L’amore li ha uniti per la vita. Quest’anno festeggeranno un traguardo importante. E qui, Natasha Stefanenko e il marito, Luca Sabbioni, ci raccontano tutto.

State per festeggiare 30 anni di matrimonio. Cosa vi viene da dire?

Natasha: «Che la vita è bella. Chi avrebbe mai pensato che saremmo arrivati a festeggiare 30 anni insieme con tutta questa energia? In più, da poco abbiamo brindato anche al sessantesimo di Luca. Il nostro segreto? Ci sosteniamo a vicenda mano nella mano e condividiamo un percorso spirituale».

Luca: «Mi dico che rifarei tutto con Natasha. Il nostro è stato un viaggio lungo ed entusiasmante. Io credo alle anime gemelle, infatti condividiamo anche una ricerca interiore. Però, non doveva dire a tutti che ho compiuto 60 anni: me ne sento ancora 30».

Facciamo un passo indietro, alla sfilata galeotta che vi ha fatto incontrare.

Natasha: «L’avevo notato già sull’autobus che portava tutti noi modelli alla location. Era impossibile non vederlo: aveva una giacca verde acido. Lui, invece, non mi aveva vista».

Luca: «In quel periodo lavoravo molto per Versace e mi piacevano i look stravaganti. Durante la sfilata l’ho notata, eccome. Non solo per il fisico. Aveva un alone di mistero e teneva tutti a distanza. Ho scommesso con i colleghi che l’avrei conquistata in 24 ore. Invece, ho impiegato molto di più».

Cosa vi è piaciuto al primo sguardo?

Natasha: «Era un bello anomalo, inconsapevole. L’aspetto per me non era importante, contava altro. Io mi sono laureata in Ingegneria metallurgica a Mosca. Poi, ho vinto un concorso per modelle e sono arrivata a Milano. Luca mi ha colpito per il suo mondo interiore e la sua maturità».

Luca: «Al primo sguardo? Tutto! Poi, ho scoperto che avevamo tanto in comune».

Il primo appuntamento?

Natasha: «Vivevo a casa della mia amica Rosalba, che lavorava con me in un programma di Gerry Scotti. Lei ha voluto che indossassi tailleur grigio e camicia bianca. Per stare sul classico, diceva. Non mi vestirei così nemmeno adesso, a 56 anni! Quando Luca è arrivato, volevo morire. Era in pantaloni di pelle attillati, scarpe a punta e camicia coloratissima. Avrei voluto cambiarmi. Rosalba è stata la mia testimone di nozze».

Luca: «Anch’io avrei voluto cambiarmi».

Quando la storia è diventata seria come l’hanno presa i vostri genitori?

Natasha: «I miei erano contenti. Avevo 24 anni e a quell’età in Russia avrei già dovuto essere sposata. La mamma di Luca mi ha subito dato il benvenuto in famiglia. A non prenderla bene è stata la nonna, che mi chiamava “quella russaccia”».

Luca: «Pur venendo da mondi diversi, avevamo educazioni simili e la stessa idea di famiglia. I miei hanno accolto subito Natasha. Mentre sua mamma, vedendo le mie foto, ha detto che non andavo bene perché ero troppo bello. Poi, ci siamo conosciuti e tutto è migliorato. Mi spiace, però, di non avere mai imparato il russo».

Parliamo del matrimonio. Chi è stato a fare la proposta?

Natasha: «L’ho obbligato io. Stavamo insieme da due anni, io ne avevo 26, perché aspettare? Così, abbiamo deciso e la prima data libera era il 23 dicembre. Appena l’abbiamo fissata, sono partita per Parigi per lavoro. Hanno organizzato tutto Luca e sua sorella. L’abito l’avevo già preso. Passando davanti a una vetrina avevo visto un vestito bianco corto. L’ho provato, mi stava benissimo, l’ho preso al volo e in un quarto d’ora avevo la mise per il matrimonio. Sono tornata il giorno prima delle nozze. Ora mi piacerebbe risposarmi».

Luca: «Prima mi ha messo all’angolo. Poi, è partita e non tornava più. Tant’è che tutti mi chiedevano dove fosse la mia fidanzata».

Cosa ricordate di quel giorno?

Natasha: «È stato meraviglioso, c’erano luci ovunque e sembrava che la cittadina fosse in festa per noi. I parenti di Luca forse sono rimasti delusi, ma era il matrimonio allegro che volevamo».

Luca: «Qui, nelle Marche, ai matrimoni ci si siede a tavola e non ci si alza fino alle otto di sera. Noi, invece, volevamo una festa e abbiamo ballato con gli amici fino a notte fonda».

Arrivando da culture diverse, la vita a due è stata più complicata?

Natasha: «La somma delle due culture è stata un arricchimento. Noi russi siamo più chiusi. Mentre l’Italia mi ha insegnato a non aver paura di parlare anche di cose intime».

Luca: «L’idea di famiglia era la stessa. Ma all’inizio non capivo l’orgoglio russo. Litighiamo sulla puntualità. Per me le 8 sono le 8,15. Per lei, le 7,59. Però, ha tanti pregi, su tutti la serietà e la trasparenza. Abbiamo il telefono condiviso, quello che scrive o riceve uno lo vede anche l’altro».

Come avete conciliato due vite così diverse, con Natasha in tivù e sui set cinematografici e Luca imprenditore calzaturiero nelle Marche?

Natasha: «Passando molto tempo in macchina! Roma non è così lontana, ma anche quando lavoravo a Milano era soprattutto Luca a raggiungermi nei weekend. Non possiamo stare lontani».

Luca: «Viaggiavo in continuazione per raggiungerla. In più, stiravo e lavavo i piatti. Il nostro è un rapporto di parità, ma ora siamo più tranquilli perché la base è per entrambi qui, a Sant’Elpidio (Fm)».

Con l’arrivo di Sasha (oggi 24 anni) la vostra vita è cambiata?

Natasha: «Ha fortificato la nostra unione e siamo orgogliosissimi di lei. È la nostra complice, formiamo una squadra. Luca è sempre stato geloso della figlia, ma adesso lei ha trovato un fidanzato meraviglioso che il papà approva. Io sono una mamma amica».

Luca: «Quando è nata, Natasha lavorava. Io andavo a prendere il suo latte e lo davo alla bambina. E i nonni ci hanno aiutato».

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Intervista pubblicata sul n 30/2025 di Confidenze

Foto cover: Azzurra Piccardi

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