Un sogno nel cassetto: tutti vaccinati senza più storie

Sogni
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Ho sempre avuto almeno un sogno nel cassetto, ma con la pandemia ce n'è uno in particolare: uscire di casa senza dover ancora parlare di no-vax. Basta!

«Ho sempre un sogno nel cassetto» dichiara Loretta Goggi in un articolo su Confidenze in edicola adesso. «In tempi di Covid è una gran botta di fortuna» le rispondo io. Perché se di solito sono votata alla progettualità senza soste, oggi mi ritrovo con poca voglia di affrontare il futuro. Per la sua incertezza, accentuata dal pericoloso e antipatico comportamento di chi continua a rifiutare il vaccino.

Pericoloso, perché sottrarsi alla doppia iniezione allontana dalla fine della pandemia anche coloro che se la sono diligentemente sparata. Antipatico, invece, per i continui disagi che i no-vax creano ai vax, desiderosi di tornare a vivere più sereni. Magari con progetti banalissimi (ma pur sempre progetti), come giocare a carte. Ma senza l’ansia di trovarsi coinvolti nell’ennesimo scontro tra correnti di pensiero divergenti.

E’ successo qualche sera fa quando, forte della mia dose di Moderna in corpo, mi sono iscritta a un torneo di burraco e, dopo essermi assicurata che nel circolo fosse rispettato l’iter sanitario (misurazione della febbre all’ingresso, presentazione del green pass e distanze di sicurezza), mi sono presentata per la sfida.

In effetti, all’arrivo tutto è filato liscio come l’olio (e di questo mi complimento con gli organizzatori). Ma una volta ai tavoli si è palesata l’anarchia di due persone (su 44) ostentatamente sedute senza mascherina. Un comportamento notato da tutti. Denunciato da un coraggioso indignato dal mix di tracotanza e maleducazione. E redarguito dallo staff. Che ha prontamente (e doverosamente) obbligato le “signore” a coprirsi il volto.

Morale, con un po’ in ritardo il torneo è cominciato mascherato al 100%. Ma negli intervalli tra una partita e l’altra, invece che di jolly e pinelle si è parlato per l’ennesima volta dell’arroganza di chi è contrario al vaccino.

Non bisogna essere appassionati di carte per capire che la serata è stata ben diversa da quella che mi aspettavo. E che ritrovarmi a discorrere ancora dello stesso argomento trito e ritrito ha smorzato il mio entusiasmo per il tappeto verde.

Nessuno ha supplicato il virus di invadere il mondo. Eppure, da quando è scoppiato ci ha insegnato qualcosa di molto importante: che abbiamo tutti una gran bisogno della nostra quotidianità. Delle piccole felicità che la vita ci può regalare ogni giorno. Della libertà di uscire, frequentare i locali, attraversare la città a bordo di un mezzo pubblico senza il terrore di ammalarci. Di giocare a carte in santa pace.

Non solo. Il Covid ci ha fatto scoprire che il posto di lavoro e la scuola, tanto bistrattati negli anni passati, non sono luoghi di prigionia, ma ambienti adorabili in cui è possibile realizzare ambizioni e costruire carriere. Oppure progettare viaggetti o fughe definitive, visto che i cambiamenti di vita radicali nascono spesso alla scrivania.

Solo che adesso raggiungerla (la scrivania) non è più scontato come due anni fa. Ed ecco che torno alla fortuna della Goggi. Straripante di sogni nel cassetto, proprio perché oberata dagli impegni professionali che le consentono una vita affollata, movimentata, frenetica e, soprattutto, creativa.

Peccato che le cose siano ben diverse per chi continua a lavorare in smartworking. Perché quando finalmente esce di casa avrebbe tanta voglia di parlare di amenità e non di battibeccare con gente refrattaria alla mascherina. Ma siccome, ormai, gli scontri ideologici sono all’ordine del giorno, ecco che dal mio cassetto esce un unico sogno: trovare qualcuno che convinca al vaccino anche gli ultimi irriducibili (o irresponsabili?).

Confidenze