Autobiografia erotica di Aristide Gambía

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Se siete fan di Elena Ferrante vi consiglio questo libro di Domenico Starnone, per molti alter ego della scrittrice invisibile

“Mariella sommò scene della sua adolescenza. A quattordici anni non sono andata a scuola e mi sono incontrata a via Caracciolo con uno che mi piaceva e che aveva due anni più di me. In quel periodo leggevo «Confidenze», mi volevo a tutti i costi innamorare, desideravo un fidanzato soprattutto per scappare con lui da Napoli e non tornarci più.              

(…)

Naturalmente mi lasciai sedurre dall’ipotesi che la donna della libreria Feltrinelli fosse Elena Ferrante. Mi conosceva fin da ragazzo, avevamo frequentato gli stessi ambienti, avevamo persino avuto una piccola storia di sesso forse nel 1962, forse nel 1965, sapeva abbastanza di me e della mia famiglia. Mi aveva lasciato quei fogli solo per testimoniarmi ironicamente la nostra contiguità. Un gioco letterario. Una sciarada: se volevo capire capivo, se no no. Mi ci girai intorno per un minuto, due al massimo, poi ritornai in me. Cosa stavo facendo, una filologia simile a quella della «Stampa»? Mi abbandonavo alla suggestione delle frasi e subito mi convincevo? Nuccia Barra era sicuramente una delle tante ammiratrici della scrittrice. Con tutta probabilità i suoi due fogli conservavano echi di quel brano dei Giorni dell’abbandono. I libri si scrivono per questo, perché echeggino a lungo nella testa dei lettori. Henry Miller risuona nella memoria della Ferrante, la Ferrante risuona nella mia, alla fine posso ripescare in Filomena Barra Miller, Ferrante, il Marchese de Sade, Lawrence, chi mi pare, persino me stesso. Un pasticcio. Passarono i giorni. Anche quel poco che avevo ricavato dai libri della Ferrante e che davvero mi aveva aiutato a portare avanti il racconto, mi sembrò quasi nulla”. 

Di sicuro il mio è anche un consiglio di lettura e Starnone è forse l’unico scrittore italiano contemporaneo che merita anche la rilettura e il posizionamento tra i classici. I motivi li abbiamo detti più volte, ogni volta che consiglio un suo testo: la trama che non cede alle leziosità della pseudoletteratura ma soprattutto la forma, la ricerca stilistica che in ogni sua prova si supera ma sempre restando fedele alla sua originalità e unicità. Questo volume, corposissimo – 432 pagine stampate a carattere piccino –, è in realtà una composizione, un collage, di quattro opere che trovano in Aristide il loro minimo comune denominatore. Aristide e l’amore per le donne, per la lingua, per il dialetto, per la scrittura, per il recupero delle fondamenta dell’esistenza: siamo quello che siamo perché abbiamo un passato che ci sorpassa, ci anticipa, ci legge il futuro.

Quello che però mi stimola è altro. Sono una grande lettrice della Ferrante (anche se ho amato solo le Cronache del Mal d’Amore) e una sostenitrice da anni della identità Starnoniana (con aggiunte di Anita Raja nelle prove meno forti, quelle dell’Amica Geniale) dell’autrice invisibile: stessa scrittura, stesse geografie anagrafiche, stessa tensione alla carnalità sessuale e dei sensi, stessa concentrazione tematica di natura e provenienza scolastico pedagogica. Ho riportato due stralci, nel primo c’è una quasi totale sovrapposizione (evviva il nostro settimanale preferito!) con un paragrafo dell’Amica Geniale, nel secondo una dichiarazione di ‘colpevolezza’ mal velata.

È così importante sapere chi sia davvero la Ferrante? No. Ma senza ombra di dubbio è, anche se un giorno venisse assoldata una controfigura per confortare il divertissement dello scrittore partenopeo, Domenico Starnone.

Domenico Starnone, Autobiografia erotica di Aristide Gambía, Einaudi

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