La scuola di Herman Koch

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Una denuncia dello svilimento subito da certi metodi educativi (il riferimento è a Maria Montessori), una critica efferata verso il sistema. Da far leggere ai figli

La scuola si chiama Liceo Montanelli, e il metodo l’ha inventato una certa signora Maria Montanelli, un’italiana che cominciò ad applicarlo cent’anni fa nei quartieri disagiati di Napoli, così che anche i bambini poveri avessero qualche opportunità in più nella vita. Di sicuro quella Maria Montanelli non era mossa da cattive intenzioni, voglio dire, lei non c’entra mica niente se oggi ne hanno fatto uno schifo, è un bene che non le sia toccato vederlo di persona. Il punto è che a quanto pare quei genitori si passano parola tra loro, perché la gente che gira lì è tutta della stessa pasta. Da una parte ci sono i tipi con genitori artistici, pittori e scultori e via dicendo, ma soprattutto molti ragazzini con padri e madri che appartengono al cosiddetto ‘mondo del teatro’, non so nemmeno da cosa dipenda, dei pedantelli che ne sanno sempre una più di te e durante la ricreazione se ne stanno lì a blaterare di argomenti decisamente troppo ricercati con le loro vocine finte e modulate, mentre tu noti da ogni loro minimo gesto chi stanno copiando. Una volta sono stato da una di queste famiglie con a capo un attore, e allora sì che capisci. Non è un’impresa da poco anche solo rimanere sani, quando hai un padre che pure a casa è come se calcasse il palcoscenico dalla mattina alla sera. Non gli usciva di bocca una frase normale. Già in tivù dà fastidio, ma dal vero uno non sa proprio più da che parte guardare. Cantava canzoni francesi a pieni polmoni, con la sigaretta infilata in un angolo della bocca in modo molto interessante, e intanto mescolava in una ciotola gli ingredienti di questa o quella omelette, credendosi forse Yves Montand. Non lo so cos’abbiano gli attori, ma non somigliano mai a gente vera, si somigliano solo a vicenda. E quel loro recitare non ha mai fine, va avanti per tutto il giorno. Quando quell’uomo sarà morto e sepolto da anni, probabilmente continuerà a fare l’espressione sbagliata”.

Dovrebbe essere una lettura obbligatoria in tutte le scuole, scrive de Volkskrant, uno dei maggiori quotidiani olandesi. E d’altra parte Herman Koch (l’autore di capolavori best seller in tutto il mondo come La cena e Villetta con piscina) è tra gli autori più scomodi dei Paesi Bassi ma forse d’Europa, inflessibile nella descrizione di una società di plastica poco riciclabile, sempre più inquinante. Questa volta con questo romanzo breve ma calibrato in modo impeccabile ci troviamo nel miglior liceo di Amsterdam, o forse sarebbe meglio dire nel più costoso, quello dove vanno a pascolare – scusate, a studiare! – i figli della ‘meglio società’, il Liceo Montanelli. La ‘cronaca di una morte annunciata’ è affidata a un io narrante scomodo, pesante, cattivo, fragile, uno degli studenti della scuola. Figlio di un giornalista che non nasconde la sua relazione extraconiugale con una vedova e di una donna in fin di vita, l’adolescente descrive gli ambienti, le strade, le famiglie dei compagni, la faccia tosta del padre, gli odori nauseabondi lasciati dalla madre, la bava che cola dalla bocca di un nuovo studente con qualche rotella fuori posto, Jan Wildschut, che catalizzerà su di sé le rabbie e le aggressività di tutti, professori compresi. L’epilogo tragico è annunciato nelle prime righe, non è un romanzo dal quale attendersi uno svolgimento a sorpresa. La scuola è una critica efferata verso il sistema, una denuncia dello svilimento che alcuni metodi educativi nobilissimi (palese è il riferimento a Maria Montessori) hanno subito da parte dei potenti, una caricatura perfetta della deformazione caratteriale di una parte di professionisti che vivono di ribalta, di risonanza, di palcoscenico: attori di ogni genere e giornalisti oltre ogni genere. Professioni che avevano una funzione e che l’hanno persa diventando megafoni gracchianti di ego ipertrofici. La lettura è consigliata ai giovani, ai figli di, per ribellarsi. È sconsigliata invece vivamente agli appartenenti alle due categorie di cui sopra: bisogna essere pronti a riconsiderare un po’ i propri atteggiamenti e comportamenti. Roba non facile, scritta con la cattiveria che non fa sconti di Koch, può essere un buon veleno per (ri)svegliarsi.

 

Herman Koch, La scuola, Neri Pozza

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