Noi e Rosemarie’s Baby

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Il mio secondogenito è un uomo di rara bellezza, ma appena nato mi ricordava il neonato di Rosemarie's Baby

Il mio secondo figlio, appena nato era bruttissimo. Ma no brutto normale, brutto inquietante, la fronte era una specie di piccolo tetto rugoso, spiovente su due occhiacci profondi che sembravano fulminarti; il naso, di una forma indicibile. Il padre, che è di un razzismo estetico ributtante (ma per il resto è una brava persona), quando l’ha visto ha detto: «Be’, quel che è fatto è fatto. Ormai c’è, e ce lo teniamo. Di mio però non ha preso niente. Non sarà colpa tua, ma certo somiglia a te».

Quando veniva in clinica mi portava davanti al vetro della nursery e mi faceva vedere gli altri neonati, che erano tutti meglio del nostro. Gliene piaceva uno in particolare, e un giorno mi fa: «Ci pigliamo quello? Piccoli così non se ne accorge nessuno». Invece se ne sarebbero accorti: quel bambino era cinese, ma lui non ci aveva fatto caso. Ed era pure femmina.

Ce lo portiamo a casa, gli volevamo bene ma somigliava sempre più al figlio di Rosemarie’s baby, il film di Roman Polanski dove un attore sconosciuto in cambio del successo vende a Satana il bambino che sta per venire al mondo, e nascerà un piccolo diavolo.

Il suo sguardo faceva sempre più venire i brividi. Una sera mentre lo stavo allattando, il padre era nell’altra stanza, a un certo punto mi metto a urlare «Aiuto! Corri, Amedeo! Corri!». Lui arriva, tutto spaventato «Che c’è?»-

«Il bambino mi guarda». Poi, quando aveva un paio di mesi, ci viene a trovare Franco Battiato, che all’epoca era sconosciuto e spiantato quindi ci frequentava, e chiede di vedere il piccolo. Noi cerchiamo di prepararlo: «sai, è venuto un po’ strano». E lui: «strano come?». Noi, compunti, «Be’ entra…».

Lui si china sulla culla, e si mette a strepitare con entusiasmo «Ma è magnifico! Ma è Dio». Noi diamo cautamente un’occhiata, e ci restiamo secchi: nostro figlio era davvero diventato bellissimo, di colpo trasformato in un piccolo idolo benevolo dagli occhi blu. In seguito ci dicevamo (fra noi, per non essere presi per matti) «Un miracolo di Battiato. È santo, quel ragazzo». Non ce lo siamo mai spiegato.

È tuttora un uomo di rara bellezza. Ci vuole bene, ma non si fida di noi. Sospettiamo che nel profondo dell’inconscio una qualche memoria, di quei lontani tempi, gli dev’essere rimasta.

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