Copiavo i look delle star

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Gli stili delle vip sono stati a lungo il mio pallino. Ma non mi sono mai ispirata a colei che ancora oggi considero il mito dei miti: Diana!

Tra i servizi di Confidenze che più mi piacciono ci sono quelli di moda che suggeriscono di copiare il look delle star (su questo numero, per esempio, c’è quello di Ambra Angiolini). Il motivo è semplicissimo: imitare le donne famose è stato un mio classico fin da bambina.

Il primo modello? Sylvie Vartan all’epoca di Doppia coppia, quando cantava Buonasera buonasera (di cui, naturalmente, so tutte le parole a memoria). Era il 1969, io avevo 5 anni e portavo il caschetto. Sylvie, invece, era una spettacolare venticinquenne con i capelli oltre le spalle. Per essere come lei, quindi, infilavo in testa i pantaloni del pigiama e lasciavo cadere le gambe sul petto (inesistente!) come fossero fluenti chiome.

Nonostante la tenera età, per fortuna una minima di decenza l’avevo e tutto questo accadeva esclusivamente tra le mura domestiche. Ma crescendo ho osato di più. È successo appena è scoppiata la passione per Jan, la Pink Lady di Grease con i codini. Correva l’anno 1978 e con la determinazione tipica delle teenager, mi sono data il mio bel da fare: sebbene lei fosse castana e io biondissima, ho adottato la stessa pettinatura, investito tre mesi di paghette in un paio di occhiali da gatta come i suoi e andavo a scuola conciata così.

Fiera del mio look, ero comunque sempre preda dei capricci della moda che nel 1983 mi hanno portata a una nuova svolta. Come avrei potuto rimanere indifferente allo stile della (tanto improbabile quanto fighissima) operaia-aspirante-ballerina Alex (alias Jennifer Beals) di Flashdance? Impossibile. Quindi, all’alba dei vent’anni ho deciso di strafare. Non soddisfatta del cappotto oversize e degli scaldamuscoli appena entrati nel mio guardaroba, ho supplicato i miei genitori (i figli dei separati hanno la chance in più di poterli lavorare ai fianchi separatamente) perché mi regalassero una bicicletta da corsa, con tanto di borse laterali e freni alti sul manubrio. Morale, mi sono ritrovata a pedalare nel traffico di Milano come se fossi la versione bionda di Alex.

Il mio look, però, non è stato influenzato soltanto dalle attrici. Ma se c’è stato il periodo blasonato in cui non uscivo di casa senza un abitino a stampa provenzale come quelli di Carolina di Monaco, non ho mai copiato Lady Diana (il mio impareggiabile mito). E sapete perché? Da novella sposa, vestiva da far accapponare la pelle. Mentre quando si è trasformata in un’icona di stile, era sempre inguainata in versaceschi tubini dentro cui io sarei sembrata un wurstel. Una triste considerazione che mi ha obbligata a una decisione: in fatto di vestiti, avrei finalmente seguito la mia strada.

 

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