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Suicidio assistito: sei d'accordo coi giudici?

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Alla fine dopo due giorni di consultazioni e un vuoto legislativo di oltre un anno e mezzo, la decisione della Consulta sul fine vita è arrivata, con una sostanziale apertura al suicidio assistito, anche se a determinate condizioni.

Come molti ricorderanno la Corte Costituzionale si era trovata a esprimere un giudizio sulla non punibilità del reato di istigazione al suicidio nel caso della morte di Dj Fabo, il giovane Fabiano Antoniani (reso tetraplegico a seguito di un incidente stradale) che nel febbraio 2017 si era rivolto all’esponenente radicale Marco Cappato perché lo accompagnasse a morire in una clinica svizzera.

Dopo la morte di Dj Fabo, Marco Cappato si era autodenunciato al Tribunale di Milano per il reato di aiuto o istigazione al suicidio (punibile in base all’articolo 580 del Codice Penale) finendo imputato davanti alla Corte d’Assise di Milano. In Appello la decisione era stata però demandata alla Consulta che aveva dichiarato incostituzionale l’art. 580, dando tempo un anno al Parlamento per legiferare in materia del fine vita.

Il tempo è scaduto il 24 settembre 2019 e nessuna legge in questo anno e mezzo ha visto la luce e così ieri i giudici della corte costituzionale hanno deciso che non è sempre punibile chi agevola il suicidio assistito (sollevando Marco Cappato dalla pena a 12 anni di carcere).

Nello specifico il testo della sentenza dice che non è punibile “chi agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli“.

Insomma i giudici hanno posto dei paletti: se il paziente è tenuto in vita a una macchina ed è affetto da una patologia irreversibile ma è pienamente capace di intendere e volere, il suicidio assistito è consentito.

Naturalmente la Consulta ha ribadito l’urgenza di un intervento “indispensabile” del legislatore in materia, ma nel frattempo, com’era prevedibile, si sono scatenati pareri contrari. I cattolici contestano la decisione dei giudici ricordando che la vita è sacra in quanto dono di Dio e invitano i medici all’obiezione di coscienza, proponendo come alternativa di considerare le cure palliative e le forme di sedazione profonda che evitano al paziente ulteriori sofferenze, (tutte condizioni già contemplate nella sentenza di non punibilità della Consulta, là dove si dice che “bisogna rispettare le modalità previste dalla normativa sul consenso informato, sulle cure palliative e sulla sedazione profonda continua“).

Dal mondo della politica arriva l’accusa di suicidio di Stato e di una sentenza che viola il principio costituzionale della dignità della persona, con il pericolo che in futuro i soggetti più deboli come le persone malate e psicologicamente fragili, gli anziani e i depressi, possano essere indotti a cercare il fine vita. E anche per questo la Consulta ha stabilito che siano le strutture del Servizio sanitario pubblico a fare verifiche sulle condizioni richieste, caso per caso. Insomma, il tema è complesso ma poiché riguarda davvero la vita di tutti noi, vi chiediamo cosa ne pensate: sei d’accordo con i giudici ?

 

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