In punta di matita

Cuore
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Vi riproponiamo sul blog una delle storie più apprezzate del n. 31 di Confidenze

 

Ero una bambina timida, ma davanti a un foglio di carta mi sentivo libera di esprimere me stessa. Ho seguito il mio talento e realizzato un sogno, arrivando dove non avrei mai sperato

STORIA VERA DI PAOLA LOMUSCIO RACCOLTA DA GIOVANNA BRUNITTO

 

Sono nata con la passione per il disegno e da che ricordi tengo in mano una matita. Già da piccola, mi armavo con dei lapis e ricreavo su un foglio quello che vedevo e che colpiva la mia immaginazione. Era il mio modo di comunicare, con la matita ci parlavo, lei mi capiva e accompagnava la mia mano sul foglio. Le emozioni, le paure, le risa e anche le lacrime uscivano e si fissavano su carta. Quando disegno sto bene, da sempre.

Mi chiamo Paola e ho 37 anni, vivo ad Andria, in Puglia. Sono stata una bambina molto timida. Parlare non era il mio forte, le parole si bloccavano in gola e non ne volevano sapere di uscire. Allora restavo in silenzio, ma quando avevo un foglio a disposizione e una matita in mano mi trasformavo e mi sentivo libera come non mai di dire quello che pensavo, anzi, meglio, di disegnarlo.

Ho iniziato da cose piccole, ricopiavo Minnie e Topolino, i miei fumetti preferiti, poi dai 10 anni in avanti ho seguito il mio istinto riproducendo quello che più mi ispirava. La matita è diventata la mia migliore amica, a cui potevo confidare paure ed emozioni, con cui potevo ridere o piangere senza essere giudicata. Ancora oggi è così. La matita è la mia migliore alleata. Ho frequentato l’istituto d’arte, ho proseguito anche con diverse scuole di pittura, ma posso dire di essere autodidatta, in particolare negli autoritratti a fumetti che sono una delle mie passioni. Per diverso tempo ho seguito un maestro di pittura che è stato tra i primi a postare sui social dei tutorial per insegnare le tecniche del ritratto e per me sono stati utilissimi. Lo ascoltavo e continuavo a esercitarmi in ogni minuto libero della giornata.

Sono caparbia, sentivo che quella era la mia strada, e facevo orecchio da mercante a tutti coloro che mi dicevano che era un cammino inutile, difficile e andavo avanti. Oggi so che tanti consigli di lasciar perdere erano dati in buona fede, ma mi facevano male lo stesso. Sulle battute cattive, quando non vere e proprie offese, non mi soffermo perché non vale la pena. Dirò solo che le persone che offendono, spesso, sono quelle che non hanno passioni nella vita e, anche se mi hanno fatto male, non ce l’ho con loro: essere poveri di spirito è una punizione sufficiente per le loro cattiverie.

Piano piano ho trovato un mio stile e i ritratti hanno iniziato a essere sempre più riconoscibili; il tempo e la costanza mi hanno aiutata. Ho iniziato a pubblicarli sui social e sono arrivati i primi complimenti. Riceverli via web è per me, ancora oggi, come ricevere una carezza e un incoraggiamento.

I social sono anche formidabili veicoli di notizie e di contatti e la mia rete di conoscenze è cresciuta. Certo non pensavo che da Andria avrei raggiunto gli Usa, ma così è andata. In una serata di particolare ispirazione, ho iniziato un ritratto di Bruce Springsteen, uno dei miei cantanti preferiti. Avevo lavorato sulle ombre del viso per far emergere la profondità e la malinconia che, seppur sottese, accompagnano i suoi pezzi; con la luce volevo sottolineare la grande energia che il rocker riesce sempre a trasmettere a chi lo ascolta.

Il risultato mi è piaciuto molto e così, più per gioco che per altro, ho inviato il ritratto a una radio americana che aveva in corso un contest. Il ritratto è piaciuto molto e l’hanno rilanciato sui loro social dandogli moltissima visibilità. Era il 2016. Io di tutto ciò non sapevo nulla e continuavo con i miei ritratti e con un nuovo personaggio che prendeva sempre più vita sui miei fogli, Pau.
L’estate successiva ero in vacanza col mio ragazzo e ricevetti una mail dagli Usa. La lessi diverse volte incredula e poi iniziai a urlare di gioia. Negli Stati Uniti, un esponente del museo permanente dedicato a Bruce Springsteen mi chiedeva l’originale del ritratto per esporlo, in occasione dei 70 anni della star, nella mostra “The friends of Bruce Springsteen Special Collection”: l’esposizione era allestita nella città natale del cantante nel New Jersey e raccoglieva cimeli, gadget e ricordi vari.
Era un’occasione unica per me e non me la sono lasciata scappare inviando il ritratto. Alcuni miei lavori giravano già per l’Italia in mostre ed esposizioni, ma mai avrei pensato di arrivare negli States.
Ero già più che soddisfatta del percorso fatto, ma non era ancora finita. Una sera mi arriva una mail dal museo americano con una foto allegata: mostrava il Boss (Springsteen, i fan lo chiamano così) in piedi davanti alla mia opera. Non riesco neanche a spiegare quanto mi sono emozionata. Da Andria al New Jersey è più lontano che sulla Luna, eppure la foto era reale, lui, il mio idolo, era lì che ammirava il ritratto che gli avevo fatto. Mi hanno inviato la maglietta dell’evento e l’invito per l’inaugurazione ufficiale, ma purtroppo la pandemia non mi ha permesso di andarci. Comunque prima o poi questo periodo finirà e allora ci andrò: il mio ritratto fa parte della mostra permanente ed è lì per chi vuole vederlo.

Quando ci penso, ancora non mi pare del tutto vero. Ho creduto al mio sogno e l’ho inseguito: è importante dare una possibilità alle nostre aspirazioni. Bisogna solo non aver paura: se avete un sogno, apritegli le porte e prima o poi qualcosa accadrà. La mostra americana mi ha dato una grande eco sui media e anche la mia cittadina ha festeggiato il traguardo con un evento dedicato ai miei lavori. Una grande soddisfazione, ma sono andata avanti perché come si dice dalle mie parti “dal cielo non viene nulla”: Ed è venuto il momento di Pau, il mio personaggio. È il mio alter ego che ho creato nel 2013. Tenera, pasticciona, piccolina, spesso vestita di nero. Una me in versione fumetto, solo che lei può trasformarsi in tutto ciò che vuole e passare in un attimo da un set di moda a quello di un film. Ho pubblicato due libri. Nel primo, la matita si trasforma da semplice strumento per disegnare in manico di una chitarra, gambo di un fiore, o sigaretta stretta tra le labbra di un cantante. Nel secondo, uscito a marzo dell’anno scorso, la protagonista è sempre la mia matita accompagnata anche dal sorriso di Pau che si trasforma in ogni pagina indossando abiti di grandi stilisti; mi sono divertita a farle mettere il tacco 12. Quest’anno, nonostante il lavoro abbia subito uno stop, non mi sono fermata, Pau e io continuiamo a sorridere. Quel sorriso bisogna cercarlo, non arrendersi e avere il coraggio di provarci. Perché questo è il segreto di ogni sogno che si avvera: donare a chi è vicino a noi un sorriso. Spero di farlo ancora per tanto tempo e che ogni persona al mondo trovi da qualche parte un sorriso che l’attende.

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