Finalmente magra

Cuore
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“Finalmente magra”, pubblicata sul n. 12 di Confidenze, è una delle storie apprezzate della settimana. Ve la riproponiamo sul blog

 

Sono stanca di sentirmi grassa. Ora dimostrerò a tutti che posso diventare snella e carina. Smetto di mangiare e scopro che non è poi così difficile. Solo che, quando cominci, rischi di non fermarti più

Storia vera di Cinzia T. raccolta da Francesca Colosi

 

Sono grassa. Sono orribilmente grassa. Tutte le mie amiche sono più magre di me, tutte più belle. Claudio mi ha presa in giro. Ha avuto quello che gli interessava e poi mi ha mollata. Avrà trovato una più magra. 

Prima o poi troverò la forza di mettermi a dieta, mi dico ogni giorno da intere settimane. Ora no, però, non è il momento giusto. Non posso aggiungere all’infelicità anche la fame. Devo aspettare di stare meglio, di dimenticare quello che mi ha fatto quel bastardo, che mi ha ingannata dicendo di volermi veramente bene, assicurandomi che gli piacevo così com’ero, in carne. Io, come una stupida, gli ho creduto. Mi ero fidata, felice di avere trovato finalmente l’amore.

Prima di lui, avevo subìto lo scherno cattivo delle mie compagne di classe, lo sguardo disgustato dei maschi, la compassione delle cosiddette amiche che il sabato sera mi lasciavano sole per imbucarsi con il ragazzo di turno a fare flanella in macchina o sulla spiaggia.

E quell’altro, quello schifoso che mi ha praticamente costretta a fare quelle cose orribili. L’ho fatto perché volevo sentirmi anch’io una donna e non un pezzo di lardo, e invece dopo mi sono sentita un pezzo di m…

Adesso sono determinata. Appena metabolizzo questa storia di Claudio, non mangio più. Dimostrerò a tutti che sono capace di farcela, e poi mi faccio il ragazzo più figo del paese. Alla faccia delle mie amiche.

Rieccomi dopo alcune settimane.

Non mangio niente. È stato facile, tutto sommato. Ho avuto la tentazione di farmi un panino solo i primi giorni, ma poi non ho neanche più sentito lo stimolo della fame. Semplicemente ho smesso di mangiare. Qualche lassativo all’inizio, ora non c’è più bisogno neanche di quello, tanto non metto niente in pancia. C’è voluto un mese prima di vedere i primi  risultati, e ora finalmente riesco a infilarmi un pantalone taglia 48. Sono ancora grassa, lo so, ma sono all’inizio e ormai non mangio più, dunque sto vincendo. Non mangio più neanche morta.

Con una maglia larga e i jeans comincio a essere quasi decente e oggi, stesa a letto, pancia in dentro, ho chiuso la cerniera di un pantalone taglia 46. Mi sentirei ancora meglio se non fosse per mia madre che rompe. Dice che questa non è una dieta ma una follia, e dice pure che così finirò per ammalarmi. Figurati! Non mi sono mai sentita meglio!

Entro nella 44, evvai. Adesso posso andare da Zara, H&M e trovare tutto quello che mi serve, posso vestirmi come una ragazza, come una ragazza normale.

 

Non ho mai fame. Mia madre urla, continua a dire che devo mangiare qualcosa, mi costringe a sedermi a tavola. Per fortuna mio padre se n’è andato con un’altra e lei lavora tutto il giorno, così non ha troppo tempo per pensare a me. Se le dico che ho mangiato prima o che mangerò più tardi, mi crede.

Adesso sono alta un metro e 70 e peso 50 chili. Sembro un’indossatrice. Non mi sembra vero.

Ora sì che mi posso sbizzarrire. Mi sta tutto bene. Ogni cosa mi cade a pennello. Mi guardo allo specchio e mi piaccio. Finalmente magra!

I professori hanno chiesto di parlare con mia madre per la mia eccessiva perdita di peso: ma perché non si fanno i fatti loro? Intanto mia madre è diventata insopportabile. È una litania continua, piange, mi prega di smettere con questa dieta, mi chiede di ricominciare a mangiare. Ma non se ne parla nemmeno! Per farla stare un attimo zitta faccio finta di masticare qualcosa e la sputo. Sono diventata bravissima in questo giochetto.

Ora mia madre dice che con 40 chili per un metro e 70 rischio di morire. Si è pure messa a consultare medici che curano disturbi dell’alimentazione. Mi fa pena, poveretta, ma non ci posso fare niente. Non voglio mangiare, non voglio ingrassare. Mi piaccio così.

Mia madre insiste. La seguo svogliatamente dai medici, mi porta da una psicologa: parliamo, parliamo. Ma non mangio manco morta, lo ripeto.

Rieccomi. Adesso peso 32 chili. Mi dicono tutti che sono brutta, che sono deperita, che stavo meglio quando ero grassa, ma a me è il grasso che fa schifo, la magrezza mi piace.

Mia madre lo sa. Sa che non può costringermi a ricoverarmi, povera mamma, un po’ mi dispiace per lei, ma che ci posso fare? Io non voglio ingrassare, voglio restare così.

Essere magra mi fa stare bene, mi fa sentire importante e vincente, anche se ogni tanto ho qualche capogiro. Ma non mangio nemmeno se mi ammazzano.

Va bene mamma, ci vado in questo ospedale, tanto non mangio neanche lì. Nientemeno a Milano? E solo a Milano hai trovato un centro che cura i disturbi dell’alimentazione? Eppure so che ci sono un sacco di ragazze che smettono di mangiare come me. Anzi, anche di ragazzi. Anzi, anche di bambini. E tu come fai con il lavoro? Come fai con i soldi che dici sempre di non averne? Adesso per portarmi all’ospedale i soldi li hai trovati. Certo che sei strana!

 

Questo ospedale è tristissimo. Me ne voglio tornare a casa, qui mi deprimo. A mia madre hanno detto brutte cose. L’hanno fatta spaventare. Le hanno detto che sono in pericolo di vita: se pensano di convincermi a mangiare spaventandomi, si sbagliano di grosso.

Mi fanno le flebo. Ma non è che mi faranno ingrassare? Di mangiare non se ne parla proprio.

Sto perdendo un sacco di giorni di scuola. Ci manca solo che mi boccino e tutto per quella testa dura di mia madre e per la gente che non si fa i fatti propri. Sì, perché ormai tutto il paese partecipa al problema della povera donna che ha la figlia anoressica. Perché è così che dicono: sono anoressica. E a detta dei medici, rischio seriamente di morire.

Esco dall’ospedale di Milano, viva, alla faccia dei dottori. Torno a casa e non cambia niente, continuo a non mangiare. Di nuovo in ospedale, ancora un paio di volte. Mi alimentano, flebo su flebo. Niente. Cambio ospedale. Mia madre è quasi più magra di me. Dalla psicologa viene fuori chela mia anoressia è una reazione per attirare la sua attenzione, per catturare il suo interesse finora disperso in banalità come il lavoro. Mia madre è sempre stata troppo concentrata a mandare avanti una casa senza il marito. Ha certamente amato di più l’altra figlia creando in me un forte complesso di inferiorità, quindi l’infelicità. Lo ha detto la psicologa. Ecco perché sono anoressica.

Mia madre si giustifica, si arrabbia anche. Sento che vorrebbe solamente prendermi a schiaffi o, in alternativa, prendere a schiaffi la psicologa che non ha certamente una figlia anoressica, forse non ha neanche figli e non ha idea di come si senta lei. Povera mamma. Gliene sto facendo passare di tutti i colori, ma lei non molla. Resiste, resiste, resiste, sino a quando sono io che comincio a mollare.

Adesso andiamo assieme dalla psicologa. Non mi dice più di mangiare. Semplicemente mi sta accanto, mi cura e mi dimostra di volermi bene, di volermi viva.

Piano piano, mi aiuterà a guarire.

 

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