I libri che salvano l’anima

Cuore
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Da sempre la lettura ha un potere terapeutico, ma gli italiani sembrano apprezzarlo poco

Qual è il tuo romanzo dell’anima? E la domanda che pone l’articolo Quel libro mi ha salvato la vita che trovate su Confidenze questa settimana.

E a me verrebbe da dire come prima risposta che tutti i libri salvano l’anima. Perché è la lettura stessa una forma di salvezza e di cura, un mezzo per entrare in contatto con universi diversi dal nostro, immergersi in nuovi mondi, futuri o passati, da cui attingere quella forza, quel balsamo capace di curare le ferite della vita.

Che la letteratura abbia una valenza terapeutica è cosa risaputa da tempo, ma purtroppo è una delle risorse meno sfruttate dagli italiani, a giudicare dalla percentuale di persone che leggono libri. 40 italiani su 100 leggono un libro all’anno, e il 59% di chi ha più di sei anni non ne legge uno (dati Istat).

Questo non significa che queste persone non amino informarsi o leggere, solo che lo fanno in modo diverso e principalmente utilizzando lo smartphone e i social come fonte, dove però il tipo di informazione che si trova è fruibile in pochi minuti di lettura, ben lontano dall’impegno e dal livello di approfondimento che richiede la lettura di un romanzo.

Quando avevo 20 anni e attraversavo uno di quei periodi no della vita dove incocci in amori sbagliati, per distogliere la mente dall’attesa della telefonata del mitico “lui” una domenica annoiata aprii un libro che giaceva tra gli scaffali in casa: era: All’ombra delle fanciulle in fiore di Marcel Proust. Iniziai a leggerlo con poca motivazione, ma dopo poche pagine fui letteralmente rapita dall’atmosfera della costa normanna e del lungomare di Balbec, in quell’elegia della giovinezza e dello sbocciare dei sentimenti che accomuna gli anni dell’adolescenza. Fu un amore a prima vista che mi spinse poi a leggere di volta in volta tutti i sette volumi della Recherche, a immaginare i salotti, a perdermi nelle atmosfere della Belle Epoque, a parteggiare per Gilberte, la giovane di cui è innamorato l’autore e infine a distrarmi per un po’ dalle mie vicende sentimentali.

Da quella lettura posso dire di esserne uscita cambiata, e questa è l’altra grande scommessa della letteratura: riuscire a cambiare il lettore, trascinarlo talmente dentro le maglie della trama e del personaggio, da farlo crescere con lui fino a farne uscire un uomo nuovo, diverso da quando aveva iniziato a leggere. Non a caso c’è tutto un filone di “romanzi di formazione” che si pone proprio su questo tracciato.

Che cosa può dare la lettura di un romanzo ai giovani di oggi? Proprio questo: l’immaginazione, il volo in un mondo diverso dal nostro, che più e bravo lo scrittore, e più sarà facile condividere e fare nostro. Ma anche quel conforto, quella condivisione di emozioni e sentimenti che fa sentire tutti meno soli. Fuga dalla realtà deludente?

Forse, ma ricordiamoci di cosa scriveva Umberto Eco: Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito…perché la lettura è un’immortalità all’indietro”.

 

 

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