Il fidanzato di mia figlia

Cuore
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La storia più apprezzata del n. 15 di Confidenze 

 

Eccomi qua, con il cuore che batte a mille, pronta a conoscere il mio potenziale genero. Oggi compio 50 anni, quale regalo migliore per una mamma? Ma quando apro la porta, lo stupore mi lascia senza fiato

STORIA VERA DI MONICA D. RACCOLTA DA LORENZO IERO

 

Oggi è un giorno molto importante per me e per mio marito: finalmente, dopo tanta attesa, conosceremo il nuovo ragazzo di nostra figlia.
Sofia ci ha parlato spesso di lui: lo descrive come una persona matura e colta, uno su cui poter fare affidamento.
Da quando ha iniziato a frequentare l’università, condivide un appartamento in città con altre studentesse. Giorgio e io lavoriamo sodo per riuscire a mantenerla agli studi e confesso che all’inizio eravamo preoccupati che questa sua infatuazione potesse distrarla dalla realizzazione dei suoi obiettivi.
Il suo ultimo fidanzato era un tipo poco raccomandabile ed è stata una fortuna che lei abbia scoperto i suoi altarini e che si siano lasciati. Chissà, magari questo Alberto potrebbe essere la persona giusta per lei… Non vedo l’ora che arrivi stasera per poterlo incontrare.
L’occasione si è presentata per il mio compleanno. Compio 50 anni, un’età importante per una donna, e appena Sofia mi ha chiesto cosa volessi come regalo ne ho approfittato subito. «Vorrei conoscere Alberto».
Ha impiegato un po’ per rispondermi.
«Dici davvero?» ha detto infine, con un tono preoccupato. Ho capito subito che voleva solo una spinta per fare il grande passo, perciò eccoci qua, con il cuore che mi batte a mille, pronta a conoscere il mio potenziale genero.

Giorgio alza lo sguardo dal libro che sta leggendo sul divano e si sofferma dubbioso sul mio abbigliamento. «Monica, ok che è il tuo compleanno, ma non ti sembra di aver esagerato un po’? Sembri vestita per andare alla cerimonia degli Oscar».

«Lo prenderò come un complimento» rispondo. In fondo, chi ha detto che una cinquantenne non possa permettersi un vestitino aderente e tacchi alti per una cena di famiglia? Faccio appena in tempo a mettere il rossetto che suonano alla porta e mio marito si alza di scatto, lasciando cadere il libro a terra. Anche se cerca di non darlo a vedere, pure lui è parecchio emozionato.
Quando apro il portone, al posto di mia figlia e del mio futuro genero trovo un tizio di mezza età che ci sorride imbarazzato.
Giorgio lo guarda malissimo. «No, guardi, non vogliamo niente, e poi dovete smetterla di presentarvi a casa delle persone pure di sera!». Gli chiude la porta in faccia e torna dritto al suo divano.

Non appena si siede, risuona il campanello «E insiste pure!» esclamo mentre spalanco la porta per dirgliene quattro, ma davanti a me stavolta trovo mia figlia con in mano una bottiglia di vino. «L’avevo dimenticata in macchina e sono corsa a prenderla. Ma vedo che hai già fatto la conoscenza di Alberto» dice in tono sarcastico, scansandomi ed entrando in casa amareggiata. Io rimango per qualche secondo imbambolata davanti all’uomo che capisco essere lo spasimante di Sofia, ma che potrebbe essere scambiato tranquillamente per suo padre.

«Prego, entri pure» dico, riprendendomi e facendogli spazio.
«Grazie, ma mi dia pure del tu» dice l’uomo, cordiale.

Giorgio si avvicina con sguardo indagatore. «E così tu saresti il famoso Alberto? Giulia non ci aveva informati della vostra… differenza di età». «Papà!» tuona lei. «Un semplice “piacere di conoscerti” sarebbe più appropriato, non ti pare?». Richiudo la porta alle mie spalle. Tutto mi sarei aspettata, meno che mia figlia si innamorasse di un mio coetaneo. Lancio uno sguardo eloquente a Giorgio: “Ricorda: niente scenate”.

Mi costringo a esibire il mio sorriso più cordiale. «Bene» dico unendo le mani per farmi forza. «Allora perché non prendiamo posto a tavola? Ho preparato le mie specialità: pasta alla Norma e involtini di pesce spada. Non so voi, ma io ho una fame…». Mentre servo l’antipasto, incrocio lo sguardo di Sofia. C’è rimasta male, ma doveva aspettarselo. Altrimenti, perché avrebbe dovuto tenerci all’oscuro, se non per paura di un nostro giudizio? Provo a distendere il clima. «Sofia ci ha detto che sei un intellettuale» dico, mentre prendo posto accanto a Giorgio.

Alberto si asciuga le labbra col tovagliolo. «Sua figlia esagera» sorride. «Sono docente di Beni architettonici e del paesaggio» aggiunge.

Mio marito per poco non si strozza. «Cioè, fammi capire bene. Sei l’insegnante di mia figlia?» chiede con uno strillo acuto.

«Ma no, papà» dice Sofia. «Ci siamo conosciuti a mensa.Te l’avevo detto». «Non ci avevi parlato della sua età, però. Pensavamo fosse un tuo collega di corso» rispondo io, istintivamente.

Sofia si alza in piedi e sbatte entrambe le mani sul tavolo. «Che differenza fa se ha la mia età o se è più grande di me? In passato non ho forse avuto problemi con un mio coetaneo?».

Alberto le tocca un braccio per calmarla, credo che si sia reso conto del nostro disagio, perché subito dopo si rivolge a noi in modo pacato. «Sofia e io sapevamo che la nostra relazione vi avrebbe causato del dispiacere, ed è per questo che finora abbiamo evitato di dirvelo. Non sapete quanto ha pianto Sofia perché non riusciva a dirvelo, pur volendo». Vedo mia figlia tremare lievemente e risedersi a testa bassa, mentre lo ascolta attentamente. «Ne abbiamo parlato molto e siamo giunti alla conclusione che non possiamo essere condizionati dall’opinione altrui. Vogliamo che i nostri cari non ci vedano solo come un uomo attempato che va a braccetto con una ventenne, ma come una coppia felice. Non potremo mai concretizzare il nostro rapporto se prima non ci liberiamo di questo peso che ci attanaglia da mesi. Vostra figlia vi ama davvero tanto, lo sapete, e se non vi ha detto niente è solo per paura di vedervi delusi».

Carlo continua a picchiettare il dito sul tavolo, ma il suo sguardo sembra meno teso rispetto a prima. «Sei divorziato?» chiede, diretto. «No, non mi sono mai sposato. Non ho mai trovato la persona giusta». «Quindi non hai figli?» continua mio marito.

«Non che io sappia».
La battuta riesce a strapparci un sorriso, ma Carlo continua a squadrare sia lui che Sofia. «Andiamo a prendere la torta che è rimasta in macchina?» lo invita, anche se in realtà la sua sembra più un’affermazione. Approfitto del fatto di essere finalmente sole per confidarmi con mia figlia. «Ammetto che la nostra sia stata una reazione esagerata, ma, Sofia, mettiti nei nostri panni, ci hai presi alla sprovvista».
Lei scoppia a piangere. «Perché non provate voi a mettervi nei nostri panni? Io ci sto male, non è giusto negarmi la possibilità di essere felice per paura del vostro giudizio». Le scosto una ciocca di capelli, come facevo quando era piccola. «Hai ragione, ma devi darci il tempo necessario per accettare questa novità». Mia figlia ha ragione: non dovremmo giudicare una persona in base ai suoi anni, ma per come si comporta e per i valori che riesce a trasmettere.

Oggi per la prima volta vedo mia figlia più matura di me, che ho voluto vestirmi da ventenne per sentirmi più giovane e attraente. Mentre mio marito e Alberto rientrano in casa tenendo tra le mani un’enorme torta stracolma di candeline, mi rendo conto la vita è troppo breve per avere rimpianti. Se mia figlia si trova bene con lui, perché negarle la felicità? Prima di soffiare le candeline, osservo Sofia prendere a braccetto il suo Alberto, mentre Carlo mi schiocca un bacio sulla guancia e mi sussurra: «Hai già pensato a un desiderio?»

«Sì» rispondo, poi prendo fiato e con tutta la mia forza do il benvenuto ai miei primi 50 anni. ●

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