La morte non è niente

Cuore
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La storia più apprezzata questa settimana dalle lettrici è “La morte non è niente” di Roberta Giudetti, pubblicata sul n. 49 di Confidenze

 

Storia vera di Stefano D. raccolta da Roberta Giudetti

 

“La morte non è niente. Non conta. Io me ne sono solo andata nella stanza accanto. Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami: il tuo sorriso è la mia pace” (H. S. Holland).

Sono davvero delle splendide parole per alleviare il dolore. Mi hanno detto che all’autore sono state ispirate da una preghiera di sant’Agostino. In molti le hanno citate sui messaggi e sui telegrammi che ci hanno inviato.

Ma sono solo belle parole.

Al tuo funerale, la chiesa, quella dove ci siamo sposati, era così piena di fiori e di gente, che non si respirava. Nostra figlia, fra le lacrime, ha sussurrato: «Quanto era amata la mia mamma!».

Quando sei uscita, abbiamo fatto suonare “l’Ave Maria” di De Andre’, come volevi tu.

Ha pensato a tutto Ilaria. Lei ti ha vestita elegante, come piaceva a te, anche se ormai ogni abito era diventato enorme. Lei ha chiamato il parroco e ha organizzato tutto.

Com’è che accadono certe cose? Una mattina, semplicemente, ti svegli e l’amore della tua vita non c’è più. Non che non fossi preparato: lo sapevo. Me lo aveva detto l’oncologo. Me lo avevano ripetuto i miei figli. Mia madre. Il mio miglior amico. Sembrava proprio che tutti avessero accettato la situazione. O meglio, si fossero rassegnati. Ma io non ero pronto.

Cancro. Bisognerebbe pensare che può capitare a te o a qualcuno molto vicino. Ormai ci sono tanti esami per prevenire. E funzionano. Ho amici che si sono salvati. Dipende dove ti attacca. Dipende se lo prendi in tempo. Noi no. Sembrava che ne fossimo usciti. A gennaio ci avevano assicurato che era tutto a posto, la bestia nera era regredita. A luglio, avevano riscritto il finale del film della nostra vita. A un tratto, non c’erano più speranze. Come siamo passati dal «bene signora, i cicli di chemio hanno funzionato, è fuori pericolo» al «purtroppo non c’è più niente da fare»?

Cancro allo stomaco. Subdolo e spesso curabile. Ma non per te. Se solo lo avessimo preso per tempo. Se solo quella volta che stavamo mangiando la pizza, quella sera d’estate di quattro anni fa in cui eravamo così felici e i nostri figli cantavano e la nostra casa era una giostra di risate e di amici, quando tu dicesti: «Per me la pizza è meglio senza mozzarella perché non la digerisco e mi fa venire mal di stomaco…», mi fossi allarmato.

 

Se solo ti avessi costretta a fare un controllo. Era già la bestia nera che bussava? Se solo tu fossi stata una di quelle donne che si allarmano al primo mal di testa, al primo capogiro. Alla prima nausea. Non tu.  Ma non si può vivere così, dicevi sempre, pensando al peggio. Tu il bicchiere lo vedevi sempre mezzo pieno. Dicevi che era inutile discutere, tempo perso, specie con alcune persone. Bisognava aggirare gli ostacoli. E così, con la tua dolcezza, il tuo temperamento mite ma deciso, ci portavi tutti dalla tua parte. Era facile amarti. Per tutti, non solo per me. La nostra vita senza di te sarà un’eterna mancanza.

Lavorare, investire, progettare, aveva senso perché a casa c’eri tu. I nostri figli presto lasceranno il nido e per me non ci sarà più motivo per restare qui. Se don Ettore ha ragione, e il Figlio di Dio ti ha chiamata a sé perché eri pronta a varcare quella soglia, allora desidero che chiami al suo cospetto anche me. Giusto il tempo di rendere i ragazzi indipendenti ed economicamente autonomi, e poi potrò raggiungerti. Loro capiranno.

So che nessun’altra potrà prendere il tuo posto. Guai a chi oserà avvicinarsi. Perché non voglio scordarmi di te. Delle tue mani. Delle tue gambe lunghe avvinghiate alle mie. Dei nostri sguardi. Inutile continuare a domandarsi perché. Non c’è mai un perché. Mai nessuno che possa dare un senso a tanto dolore. A volte la morte ha un senso, e uno se ne fa una ragione. Ma non riesco ad accettare che ci siano malattie che attaccano corpi giovani e li distruggano. Non posso credere che la ricerca ancora non abbia sconfitto questa bestia.

Era troppo presto. Dovevamo ancora fare un sacco di cose insieme. Dovevi aiutare nostra figlia a scegliere l’abito da sposa e nostro figlio a correggere la tesi. Invece non hai nemmeno fatto in tempo a vederla fidanzata e Ale non si è neanche diplomato. Come farò io da solo a pensare a tutto? Non posso farcela senza di te. I ragazzi possono, io no. Loro hanno tutto un cammino ancora da fare: amori da sognare e da vivere, viaggi da intraprendere, amicizie da scoprire, io no. Io l’ho già avuto con te e non voglio più viverlo con nessun altro.

 

Non riesco a immaginare più niente se non il mio lavoro, che mi aiuta a non pensare, e stare insieme ai nostri figli che sono il frutto di noi, di me più te. Non voglio altro. La morte non è niente? Lo ha scritto un uomo che non ha perso una donna come te. Una compagna da amare più di se stessi. E non sono il primo, non sono l’unico, lo so, ma in questo momento ci sono solo io con il mio dolore che non se ne andrà mai. E non era questo che avresti voluto, lo so. Mi hai fatto promettere, poche ore prima di entrare in coma, l’ultima volta che ho potuto ascoltare la tua voce, che sarei stato ancora felice. Ti ho mentito. Perdonami. Tu hai lottato tanto, fino all’ultimo. Sempre con il sorriso sulle labbra. Io non ho la tua forza. Sorriderò e mostrerò ai nostri figli, a parenti e amici, che posso farcela, ma non è così. Ci sarò per loro, credimi, sono l’unica ragione per vivere, ormai. Ma la felicità è qualcosa che dipendeva da te. Ricordo quando è mancato mio padre, qualche anno fa, il dolore di mia madre, che solo oggi posso comprendere fino in fondo. Ma quando muore una persona anziana, che ha percorso il suo cammino, è sempre doloroso ma lo accetti. Pensi sia il corso naturale della vita. Ma tu avevi da poco compiuto cinquantadue anni. E non hai mai offeso la vita in alcun modo. Non fumavi. Non bevevi. E allora lo so che ora tutti mi diranno che sono cattivo e che non è giusto, , ma conosco persone molto vicino a noi che la vita la prendono a calci da sempre, eppure loro sono ancora qui. E tu, in cielo. Tu, giovane per sempre. Non mi rassegno ad averti solo nel mio cuore e fra i miei ricordi. Non mi basta. Io ti voglio ancora qui con me. In questa vita, che è l’unica che conosco. Aiutatemi, vi prego. Sono sempre stato un uomo di fede, ma in questo momento non ce la faccio. Davvero la morte non è niente? Perché non riesco proprio a crederlo. Ho bisogno uno spiraglio di luce, una speranza. Ditemi che cosa posso fare. Perché a me, invece, ora, la morte sembra sia la fine di tutto.

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