La valigia di chi parte

Cuore
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È dura mettersi in viaggio in questo momento. Ma chi ha figli sa che è meglio non fermarli. Che cosa, secondo voi, non può mancare nei loro trolley?

Una delle cose che più mi piace fare, quando ho qualche giorno di relax, è curare il microgiardino di casa. È veramente piccolissimo, poco più grosso di una scrivania, ma per me togliere erbacce, piantare bulbi, potare rami secchi e soprattutto scoprire, giorno per giorno, qui un bocciolo di rosa, là una fogliolina è una vera gioia. Ancora di più in momenti come questi, quando i segnali di risveglio e di rinascita che vengono dalla primavera si intrecciano con il dolore, l’ansia.

E soprattutto, con la paura. Che sento nelle parole di chi, per esempio, ha rinunciato a un viaggio per timore di avvicinarsi all’aeroporto. Di chi si domanda dove e quando sarà il prossimo attacco. Di chi, come genitore, si chiede che cosa fare con i propri figli. La mia, per esempio, vorrebbe proseguire gli studi a Londra. «Ma tu hai paura?» le chiedo. «No, tanto anche Milano potrebbe essere un obiettivo, no? E poi, non ci si possono fare troppe paranoie» taglia corto lei. Sono d’accordo. Anche se io ho paura lo stesso.

Eppure, tra i coetanei di mia figlia, tanti sono già all’estero, molti hanno già avuto esperienze di studio in Europa, in Asia o in America, altri stanno facendo i primi stage in capitali straniere, da Parigi a Londra a Bruxelles. Ed è chiaro che non solo non possiamo trattenerli, ma non dobbiamo farlo. Cedere alle ombre più minacciose, rinunciare ai programmi, chiudere tutte le porte sarebbe in questo momento la resa peggiore. Però, se non ha senso cercare di fermare figli o nipoti, possiamo almeno aiutarli a fare la valigia. Che cosa ci mettereste, voi, per un viaggio in cui potrebbe succedere un po’ di tutto? Ci vorrebbe qualcosa di leggero come un sorriso, per accogliere gli altri con gentilezza, farsi accettare e scacciare la diffidenza. Qualcosa di pesante come un ricordo, perché non si possono conoscere altri Paesi e altre persone senza portarsi dietro le proprie radici. Qualcosa che protegga dalla pioggia e dal vento, come il mantello della cautela: perché una cosa è essere aperti e disponibili, un’altra ignorare i rischi. Qualcosa di bello come un sogno: perché ci sarà una festa, prima o poi, ci saranno gioie e bisogna essere pronti a coglierle con il proprio vestito migliore. Qualcosa di utile come un paio di occhiali scuri: per osservare senza essere visti, quando occorre. E qualcosa di nascosto, come una riserva segreta, un sovrappiù di coraggio, di amore e di entusiasmo da condividere con le persone che meriteranno fiducia. Potrei continuare, ma mi fermo.

Voi cos’altro ci mettereste in quella valigia?

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