L’Avversario di Emmanuel Carrère

Leggi con noi
Ascolta la storia

Cosa accade davvero nella mente di un uomo che decide di costruire la propria vita sulla menzogna?

Chi abbiamo accanto? Chi è davvero nostro marito, nostra moglie, nostro figlio, nostro padre?

“Per i credenti l’ora della morte è l’ora in cui si vede Dio, non più in modo oscuro, come dentro uno specchio, ma faccia a faccia. Perfino i non credenti credono in qualcosa di simile: che nel momento del trapasso si veda scorrere in un lampo la pellicola della propria vita, finalmente intelligibile. Per i vecchi Romand, questa visione, anziché rappresentare il pieno coronamento, aveva segnato il trionfo della menzogna e del male. Avrebbero dovuto vedere Dio e al suo posto avevano visto, sotto le sembianze dell’amato figlio, colui che la Bibbia chiama Satana: l’Avversario”.

Cosa accade davvero nella mente di un uomo, o di una donna, che senza un motivo apparente decide di smettere di essere una realtà per diventare una invenzione? Perché vivere, cercare di costruire una vita sociale, una posizione lavorativa, tenere il passo con il quotidiano senza cedere alle moine delle proiezioni oniriche, per qualcuno (molti, senza dover arrivare agli estremi della storia raccontata da Carrère) risulta essere così pesante, soffocante, impossibile? Qual è il confine tra malattia mentale, psicosi e raziocinio? Solo la malattia può essere la spiegazione del Male?

Era il gennaio del 1993 quando Jean-Claude Romand, dopo aver acquistato una pistola e una tanica di carburante, uccise la moglie, i due figli, la madre e il padre e il cane. Fallito il tentativo di uccidere anche l’amante diede fuoco alla casa e mise in atto un tentativo, che il giudice considerò fittizio, di suicidio.

Non era riuscito a laurearsi in medicina, Jean-Claude. Ma sulla menzogna, tutti credevano lavorasse all’Oms, aveva costruito la sua vita. La mattina baciava la moglie e poi andava ad aspettare. La hall della sede dell’Organizzazione Mondiale della Sanità oppure un parcheggio in un bosco. Aspettare e poi tornare a casa. Anni e anni. E poi. Poi il cerchio si stringe.

Emmanuel Carrère ha raccontato la storia di Romand, con il quale entrò in contatto per la stesura del saggio edito in Italia da Adelphi e tradotto da Eliana Vicari Fabris, in maniera magistrale. Ogni giornalista dovrebbe leggerlo più e più volte. Ogni persona dovrebbe misurarsi con il senso di vuoto che in Romand è assoluto ma non ‘eccezionale’.

Tuo marito chi è? Te lo sei chiesta mai?

E tu? Tu chi sei?

“Ho pensato che scrivere questa storia non poteva essere altro che un crimine o una preghiera”.

__________

Emmanuel Carrère, L’Avversario, Adelphi

Confidenze